di Elisa Fiorini
Ringraziarlo, regalargli una copia del suo libro e fare due chiacchiere sul calcio, magari sulle vecchie sfide tra Rosario Central e San Lorenzo, in Argentina. Era quello che Oscar Massei sperava di fare incontrando Papa Francesco, al quale avrebbe voluto donare la sua biografia “Oscar Massei. L’oriundo, il capitano, l’esempio“.
Oscar ha scritto infatti quel libro proprio in seguito a un accordo con l’editore: scriverlo per poi incontrare Papa Francesco e consegnargliene una copia, senza dubbio la più importante della tiratura.
Non c’è stata purtroppo l’occasione per l’ex calciatore del Rosario Central, ma dalle parole di Oscar fuoriesce comunque tutto l’affetto, la stima e la devozione nei confronti di un Papa che ha saputo cambiare la chiesa in tutto e per tutto e che, nel ‘tempo libero’ tifava anche per il San Lorenzo, storica avversaria del club dove militava l’ex capitano biancazzurro.
Lunedì se n’è andato Papa Francesco, che lei avrebbe tanto voluto incontrare. Come lo ha saputo e quale effetto le ha fatto la notizia?
“Per me è stata una grossa delusione perché pensavo di riuscire a salutarlo, regalargli il libro e fare due chiacchiere con lui. Ho appreso la notizia dalla televisione come quasi tutti noi. Che dire, mi ha battuto sul tempo. Oltre che un grande Papa era un uomo per bene, ha fatto del bene non solo per i cattolici, ma per il mondo intero e a tutte le persone che ha incontrato e conosciuto”.
Il suo sogno sarebbe stato quello di consegnargli una copia del suo libro.
“Sì, era l’accordo preso con l’editore, ma non ho fatto in tempo. Avrei voluto portargli il mio libro e parlare un po’ con lui di calcio”.
Che cosa gli avrebbe chiesto?
Era un grande tifoso del San Lorenzo, avrei voluto chiedergli se si ricordasse dei tempi quando giocavo col Rosario Central. Erano tra il 1953 e il 1955, io avevo 18 anni, lui 16. Era sempre in tribuna e avrei voluto tanto chiedergli se si ricordava di me e se mi avesse visto giocare. Sono passati tanti anni, contro il San Lorenzo ho giocato sei volte, ma non ricordo se avessi segnato. Forse sì, ero un goleador (ride, ndr). Mi sarebbe piaciuto chiedergli anche se si ricordava il nome di un’ala che giocava al San Lorenzo in quegli anni. Mi ricordo di tutti, ma mi manca quel nome. Lui sicuramente lo avrebbe saputo”.
E ora, che gli direbbe?
“Che è e sarà per sempre un grande. È stato e resterà un esempio non solo per la chiesa cattolica ma per tutti quanti. Mi è capitato di andare a Roma, ma è mancato sul più bello, prima che potessi dargli il libro”.
Cosa le ha lasciato Papa Francesco?
“Lascia la speranza che nel mondo ci siano altre persone come lui. Era un uomo leale oltre che un grande Papa, ha sempre cercato di aiutare tutte le persone che hanno bisogno. Fino all’ultimo è stato un grande esempio di umiltà. Avrei voluto tanto salutarlo”.
Una battuta finale anche su Ferrara e la Spal. Cosa ne pensa del momento?
“A Ferrara sono passato due o tre mesi fa prima di andare in Argentina per il compleanno di un’amica. Torno sempre molto volentieri anche a salutare vecchi amici degli anni della Spal, come Pasetti e Novelli. La Spal di quest’anno? Nel corso della stagione l’ho vista una volta sola, quando ha giocato in Liguria, ma non mi ha fatto una bella impressione. Non voglio parlare di calciatori o allenatori: l’unica cosa che mi auguro è che si trovi una dirigenza all’altezza della situazione e di un club importante come la Spal”.
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