Sbandano con la moto. Due feriti in via Calzolai
Schianto con feriti a Malborghetto di Boara, dove - nella serata di giovedì 1° maggio - una motocicletta su cui stavano viaggiando due persone è andata a sbattere autonomamente contro un guardrail
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Nove anni fa ormai, quando ancora abitava a Genova, fu coinvolto in un altro fatto di sangue. Un regolamento di conti per droga finito male, che gli costò una condanna – dietro patteggiamento – a 4 anni e 9 mesi con la duplice accusa di spaccio e detenzione e porto abusivo di arma.
È uno dei tanti precedenti penali che hanno sporcato la fedina del 41enne Mor N’Diaye, il killer di nazionalità senegalese che ha confessato a Ferrara l’omicidio del collega 45enne Federico Perissi, avvenuto domenica notte (13 aprile) a Barberino del Mugello, in provincia di Firenze.
Il fatto risale alla giornata del 17 settembre 2016 quando, dentro a un appartamento di Molassana, quartiere del capoluogo ligure, un faccia a faccia si trasformò in tragedia. Con una coltellata letale inferta allo stomaco fu tolta la vita a un giovane uomo italiano di 27 anni, Davide Di Maria.
In quella tragica circostanza, la vittima aveva accolto all’interno della propria casa una coppia – padre e figlio già noti negli ambienti della criminalità organizzata genovese – con l’obiettivo di chiarire una volta per tutte la situazione relativa alla gestione della piazza di spaccio in città.
Aveva deciso di farlo fatto dopo i tentativi di N’Diaye – anche lui presente al faccia a faccia e suo sodale – di sottrarre clienti ai due, che proprio per quel motivo arrivarono all’incontro consapevoli che il senegalese – come sostenuto dagli inquirenti – avrebbe voluto tendere loro una trappola.
Detto e fatto, la situazione si riscaldò immediatamente e spuntarono due pistole, una di proprietà di N’Diaye e l’altra di uno dei due ospiti, il padre, che la estrasse e sparò un colpo andato poi a conficcarsi in un mobiletto, prima che l’arma si inceppasse. Da quel gesto scaturì poi una feroce rissa.
Una rissa che sfociò nel sangue. N’Diaye si lanciò sul padre, e il figlio, per difenderlo, tirò fuori un coltello con cui colpì prima il senegalese alle gambe, ferendolo in maniera non grave, colpendo poi il 27enne Davide Di Maria allo stomaco con un fendente mortale che non gli lasciò alcun scampo.
Solo ferite lievi invece per un terzo uomo che era presente con la vittima e il killer di Barberino.
Dopo primo e secondo grado di giudizio, la vicenda processuale nata da quel fatto di sangue finì con tre condanne. L’uomo che uccise Di Maria fu condannato a 16 anni e 8 mesi di carcere e assolto dall’accusa di ricettazione (in primo grado era stato condannato a 21 anni e 5 mesi), mentre suo padre fu assolto per l’omicidio e condannato a 3 anni e 8 mesi per ricettazione e possesso di armi (in primo grado erano 19).
In carcere – nel frattempo – ci finì anche Mor N’Diaye, accusato di detenzione e porto abusivo di arma per quella pistola che estrasse e spaccio. Per lui, che in primo grado era stato condannato a 7 anni e 8 mesi, arrivò – dietro patteggiamento – la condanna a una pena di 4 anni e 9 mesi.
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