Due film diversi. Maggioranza e opposizioni e opposizioni hanno visto due film diversi di quanto accaduto lo scorso 24 marzo, quando un gruppo di manifestanti pro Palestina ha interrotto il consiglio con bandiere e, urla e offese.
Quella protesta è tornata, metaforicamente, in aula attraverso una mozione di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Civica Fabbri. È toccato a Massimiliano Guerzoni illustrarla per chiedere ai colleghi di “condannare gli episodi di violenza verbale e intolleranza esprimendo solidarietà al sindaco Fabbri (assente per l’intera seduta, ndr)”.
Per la maggioranza “quanto accaduto in quest’aula rappresenta un precedente inaccettabile. Il consiglio comunale è il luogo della democrazia della città di Ferrara”. Un luogo violato “da un gruppo di manifestanti che con volontà intimidatoria e azione pianificata hanno proibito lo svolgimento del consiglio”.
Il Pd ha provato a emendare la mozione sottolineando, con il capogruppo Massimo Buriani, che ai fatti narrati mancava un pezzo di scenografia: quella che ha visto “Fabbri alzarsi e provocare il pubblico”.
Il sindaco, secondo i dem, “avrebbe dovuto tenere un comportamento rispondente alle sue responsabilità istituzionali, lasciando che le forze di polizia facessero ordine senza provocazioni inutili verso pubblico e consiglieri”.
Per questo il Pd, pur precisando più volte che “riteniamo che ogni atto di violenza fisica e verbale non vada tollerato nei luoghi istituzionali” e che “le manifestazioni di pubblico dissenso devono tenersi nel rispetto delle posizioni avverse”, ha proposto alcune precisazioni.
Mozione che verrà bocciata dalla maggioranza, insieme a quelle di Anna Zonari de La Comune e di Marzia Marchi del Movimento 5 Stelle sull’interruzione della seduta.
Per Zonari il testo della maggioranza “presenta gravi lacune e generalizzazioni pretestuose che non posso ignorare”. A partire dalla “descrizione tendenziosa dei manifestanti. L’uso di etichette quali attivista propalestina e di appartenenti ai centri sociali opera una generalizzazione inaccettabile”.
Zonari rileva poi la “totale omissione di qualsiasi riferimento al comportamento tutt’altro che istituzionale del sindaco”, che avrebbe avuto un “ruolo attivo e deleterio nel degenerare della situazione, definendo i manifestanti ‘terroristi’ e i consiglieri di minoranza ‘complici’”.
Le risponde Iolanda Madeo di FdI che vede in Fabbri “un faro verso cui guardare. Come un comandante è venuto a difenderci, non ha abbandonato la nave”. L’enfasi avuta lo scorso 24 marzo sarebbe quella di chi “costruisce ogni giorno una amministrazione solida e trasparente, che ascolta e che accoglie”.
Per Madeo inoltre “introdurre tra i banchi consigliari simboli identitari di un popolo quali la kefiah o la kippah ha come unica finalità la divisione, vanificano ogni sforzo di trovare unità e condivisione, istigano al disordine”
Il riferimento è a Marzia Marchi, che al collo indossa “con orgoglio” la kefiah, “simbolo del popolo palestinese che in questo momento è martoriato”.
Dai banchi di maggioranza si leva la voce anche di Brando Sarti, della lista del sindaco, orgoglioso del fatto che “Fabbri ha difeso la città in prima persona”.
Buriani prova a rispiegare che il suo gruppo ha espresso ed esprime “solidarietà al sindaco, ma ne rimarchiamo la reazione scomposta e provocatoria. “Insulti e intolleranza vanno condannati sempre da qualsiasi parte provengono – ribadisce il dem -. Ma va detto anche che il sindaco si è alzato prima ancora che venisse sospeso il consiglio e ha urlato frasi come ‘terroristi’ e ‘andate a casa vostra’, come se la casa dei palestinesi non fosse quel deserto di macerie che conosciamo”.
Quanto all’accusa di complicità con quelli che Fabbri ritiene terroristi, “se per complicità si intende l’umana comprensione per le sofferenze del popolo palestinese – replica Buriani -, allora siamo complici”
Sulle offese del sindaco torna anche Marchi, secondo la quale “bisogna vergognarsi nel dire che Fabbri ha avuto coraggio. Ha avuto il coraggio di urlare ‘terroristi’ a delle persone palestinesi che hanno casa e famiglia sotto le bombe”.
Regolamento in mano, poi, l’ambientalista ricorda che chi non rispetta il consiglio (“cosa che io condanno”) va portato via dalla Polizia locale, “come successo anche a me quando fui portata via di peso per aver protestato con una pettorina sull’acqua pubblica”.. Ma quel 24 marzo “l’avvicinamento c’è stato da questa parte; i manifestanti stavano già uscendo e gli striscioni erano già stati rimossi”.
Anzi, quella “reazione di Fabbri ha esacerbato gli animi, le frasi come ‘mani sporche di sangue’ sono arrivate quando il sindaco si è spostato. Le parole gravissime dei manifestanti sono state aizzate”.
Dall’altra parte dell’emiciclo si alza Diletta D’Andrea di Forza Italia per dire che “il sindaco è andato in mezzo alla gente, mentre voi non siete abituati a metterci la faccia. Il vostro problema è quello”.
Il microfono si accende allora tra i banchi della giunta, dove il vicesindaco Alessandro Balboni ipotizza che “abbiamo assistito a due momenti diversi a quanto pare. Io non ho mai visto una scena così in otto anni di consiglio. Quando non c’è una presa di posizione forte si lascia spazio di agibilità a certi soggetti alterati che aprono la porta e certe modalità di confronto violente e pericolose”.
Balboni si rivolge poi a Fabio Anselmo, anche lui assente come Fabbri, per chiedersi “se lui riuscirebbe a condannare esplicitamente quello che è successo”. In realtà, Anselmo ha espresso solidarietà al sindaco il giorno stesso.
Di “principio di precauzione” utilizzato da Fabbri parla il capogruppo Francesco Rendine; “con il suo comportamento ha impedito che succedesse qualcosa di più grave”.
Alla maggioranza, che insiste sul fatto che i manifestanti li hanno chiamati ‘assassini’ con ‘le mani sporche di sangue’, Arianna Poli della civica Anselmo fa presente che “non ce l’avevano solo con il sindaco ma anche con tutta la minoranza, forse non ve ne siete accorti”.
Sui fatti “inauditi” mai visti in un consiglio comunale, Enrico Segala del Pd replica a Balboni elencando consigli comunali di altre città dove è avvenuto ben di peggio. “Posso capire il fascino per l’uomo solo al comando – punzecchia il dem -, e che voi non vi sentiate sicuri se Alan Fabbri va davanti ai manifestanti. Ma per me la sicurezza non la dà il sindaco, la danno le forze dell’ordine”.
Ed elenca i casi di disordini a Sciacca, Venezia, Verona e Pavia. “Cosa successe? Entrò la polizia e fece uscire i facinorosi. Con il sindaco seduto sulla propria sedia, come deve essere”:
Dalla discussione si passa infine alle votazioni sui tre testi che parlavano del conflitto israelo-palestinese.
Quella di Pd, Anselmo e La Comune chiedeva “non solo la condanna dei miliziani di Hamas ma anche quella della sproporzionata reazione del governo israeliano che ha provocato ad oggi oltre 70mila morti”.
Quella del M5S poneva l’accento sul genocidio in atto a Gaza. Quella di Lega e alleati sul riconoscimento di due stati.
Respinte tutte le mozioni di opposizione. Approvata con 20 voti e favore e 11 contrari quella della maggioranza.