di Tommaso Piacentini
Si è aperto il 202esimo anno accademico dell’Accademia delle scienze. Questo è un anno reso ancor più importante dal contesto universitario in cui l’Accademia si inserisce, contesto che ieri (14 aprile) è stato delineato con precisione dalla prolusione della rettrice Laura Ramaciotti, ospite all’inaugurazione del nuovo anno accademico presso la sede dell’Accademia presieduta dal presidente Pier Andrea Borea.
Un quadro, quello dipinto dalla rettrice, che ha attraversato la storia più antica dell’università ferrarese, la cui origine si fa risalire al 1391 quando Alberto V d’Este, signore di Ferrara e Modena, si recò a Roma per chiedere a papa Bonifacio IX di istituire uno studio. Nasceva così una delle più antiche università d’Italia, che nei secoli successivi avrebbe ospitato tra i suoi banchi personaggi illustri come Copernico e Paracelso.
“Lo studio all’epoca favorì l’afflusso in città di pensatori e forestieri, incrementò il commercio e il flusso di denaro, aumentando fama e lustro della città” ha dichiarato Ramaciotti, permettendo così di ricorrere a una riflessione che istituisce un paragone tra epoche: oggi l’università di Ferrara può ancora fungere da calamita per il territorio nei confronti di persone e soggetti economici?
Quanto emerso dall’intervento della rettrice fa propendere per una risposta affermativa. Con tredici dipartimenti, una facoltà di medicina, farmacia e prevenzione, un istituto di studi superiori per un totale di 27.487 iscrizioni, l’università sembra inserirsi in un trend di crescita istituzionale e della sua popolazione che appare quasi controtendenza:
“C’è stata una trasformazione epocale nel panorama nazionale – ha dichiarato Ramaciotti -: si registra in questi anni una contrazione di iscritti, in particolare nelle regioni del sud, da una parte legata all’inverno demografico, dall’altra legata al fatto che molti studenti che escono dalle scuole superiori delle regioni meridionali si iscrivono al nord (all’università ndr), ma molti altri si stanno iscrivendo, con numeri molto preoccupanti, alle università telematiche, anche in corsi di laurea tradizionalmente erogati in presenza”.
Un aumento della popolazione universitaria, quindi, che non gioverebbe solamente al patrimonio intellettuale del Paese – nonostante in Italia la percentuale di laureati rispetto alla popolazione adulta sia inferiore alla media europea di circa 15 punti percentuali – ma anche all’economia del territorio. A proposito di ciò, la rettrice ha esposto i risultati di un questionario somministrato a circa 14mila studenti tra settembre e novembre del 2023, volto a misurare l’impatto
dell’ateneo sul contesto cittadino.
Dalle risposte degli intervistati, in prevalenza donne, non matricole e non residenti, è emerso come in un solo anno gli studenti di Unife comportino un indotto economico complessivo di circa b140milioni e 516mila euro per la città di Ferrara, segnalando un trend in crescita rispetto ai 92 milioni riscontrati con l’indagine del 2019. Un indotto che si distribuisce in vari ambiti, in cui a prevalere è la spesa per gli alloggi: è di circa 45 milioni di euro, infatti, la cifra che rientra nella voce degli affitti. Per quanto riguarda gli altri settori, la rettrice ha parlato di 17 milioni di euro di spesa per utenze e pranzi, 32 milioni per il tempo libero e altre attività – come sport, spettacoli, cene – e di 44 milioni circa per i consumi, quindi generi alimentari e abbigliamento.
L’indagine, poi, ha evidenziato i principali eventi del territorio che vengono frequentati dagli studenti universitari, tra i quali si annoverano i Buskers, i concerti gratuiti e a pagamento, Internazionale, il Balloons festival (quando ancora veniva organizzato) e il Palio. Tirando le somme, per Ferrara trovare uno studente universitario significa trovare un tesoro.
“Io auguro – ha concluso la rettrice – lunghissima vita al nostro ateneo, al nostro territorio e spero che potremo essere orgogliosi dell’Università di Ferrara ancora per tanto tempo”.
Un’opinione che è stata condivisa anche dal presidente dell’Accademia delle scienze Borea: “Sentire questi numeri in questa città, che io amo, ma in cui non nasce quasi nulla e che vedo declinare, è per me entusiasmante”.
Il presidente ha in seguito inaugurato ufficialmente l’anno accademico, presentando le attività culturali dell’anno passato e presentando quelle future. Numerosi, infatti, saranno gli eventi che si svolgeranno da maggio a dicembre, in un calendario che partirà l’8 maggio con il seminario del professor Giancarlo Pansini e che si concluderà a dicembre con l’intervento dell’architetto Folin.
In occasione del 202esimo anniversario, infine, sono stati consegnati i diplomi ai nuovi soci onorari Katia Varani, Matteo Marti, Gianni Zamorani, Giancarlo Pansini, Fabrizio Vincenzi, Stefania Merighi, Stefania Gessi, Claudio Trapella, Vincenzo Aiello, Gianluca Gardini, Stefano Zanardi, Costanza Bernasconi, Carlo Riberti, Fortunato Vesce, Carla Biondi e Vincenzo Guidi, facendo così salire a 220 il numero di soci totali dell’Accademia.
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