Economia e Lavoro
29 Marzo 2025
Davanti a Confindustria per lo sciopero nazionale rivendicano l'apertura di una trattativa per il rinnovo del contratto collettivo

Metalmeccanici. Tremila in cassa integrazione su 10mila

di Pietro Perelli | 5 min

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Lo sciopero nazionale dei metalmeccanici passa anche dalla sede di Confindustria di Ferrara dove, per forza di cose, si intreccia con la crisi Berco oltre che con quelle di Rexnord (ex-Tollok), Tecopress e tante altre aziende del territorio. “Su trenta aziende in cui abbiamo rappresentanza – racconta Roberto Girotto (rsu Fim) – ventinove hanno aperto la cassa integrazione”.

“Questa è – dice Massimo Zanirato (segretario Uil Ferrara) – la dimostrazione plastica di come sta andando la nostra economia. Al di là di ciò che qualcuno a livello governativo sbandiera che va tutto bene e aumenta l’occupazione questa è l’assoluta verità. Bisognerebbe che la politica facesse un bagno di umiltà e mettesse i piedi nel mondo reale anziché in quello virtuale nel quale vive“.

I metalmeccanici hanno scioperato, venerdì 28, per “rivendicare l’apertura del tavolo di trattativa” con Federmeccanica, Assistal e Unionmeccanica dopo che il contratto collettivo nazionale è scaduto nel 2024.  I dati di adesione dichiarati dai sindacati parlano di punte fino al 90% in aziende come Lte Toyota in area Sipro, Berco di Copparo e For dí Poggio Renatico. A queste si aggiungono altre imprese che si attestano tra il 70 e l’80% come Poppi di Dosso, Petroncini del gruppo Ima di Sant’Agostino.

“Non siamo ancora nella situazione di scioperare perché c’è una differenza di idee sulle quantità salariali”, spiega Stefano Bondi della Fiom Cgil, che fa notare come manchino le basi da cui partire. Dal tavolo delle trattative si è sottratta per prima Federmeccanica, seguita poi dalle altre due, che ha presentato una sua “contro-piattaforma”. Per Bondi e per tutte le sigle sindacali (Fiom, Fim e Uilm) “è necessario che tornino al tavolo delle trattative per discutere il rinnovo del contratto dei metalmeccanici ma discuterlo sulla base della piattaforma presentata dai lavoratori“.

A Ferrara la situazione è “molto complicata” ci dice Zanirato, “e si intreccia allo sciopero di oggi perché quello dei metalmeccanici è uno sciopero finalizzato al rinnovo dei contratti e aumento del potere di acquisto dei salari che oggi sta venendo meno”. “Ormai è certificato – aggiunge -, siamo il paese che ha avuto la decrescita più importate sul tema dei salari” e “il settore metalmeccanico, sopratutto in questa provincia, è un settore che oltre a soffrire per i salari soffre per una crisi occupazionale di prospettiva senza uguali”.

“Il settore metalmeccanico – aggiunge Bondi – è in forte crisi se non in recessione e anche a rischio di deindustrializzazione. Chiude il 90% di aziende in ammortizzatore sociale. C’è una grossa crisi ma anche la necessità di iniziare a ragionare con le istituzioni locali e regionali su quali investimenti servono sul territorio per far si che le aziende non chiudano e vadano via. Su una popolazione di 10.000 metalmeccanici più di 3.000 sono in cassa integrazione“.

L’emblema della crisi nel ferrarese è Berco anche se, come sottolinea Zanirato, non ci si deve dimenticare di quelle aziende “piccole e piccolissime” che non fanno notizia “perché prese singolarmente hanno piccoli numeri”.

Tra i problemi dell’azienda di proprietà di ThyssenKrupp Bondi ne evidenzia in particolare tre. “Uno è il problema acuto dei licenziamenti sul quale l’azienda deve fare un passo avanti e ritirare quei licenziamenti o tramutarli in uscite volontarie”. In secondo luogo sottolinea “il tema della contrattazione che intreccia il tema del salari, se abbiamo problemi sul contratto nazionale e in più abbiamo aziende che disdicono il contratto aziendale vuol dire che si mette in discussione la qualità della vita dei lavoratori e delle famiglie”. “Tengo a precisare – aggiunge – che proprio la stampa nazionale, nelle giornate scorse, diceva che all’interno del G20 l’Italia è quella che ha i salari più bassi“.

“Terzo, molto importante, – dice – è il fatto della prospettiva industriale. Oggi Berco sta disegnando un’azienda in cui, se riusciranno a passare quei licenziamenti, c’è uno squilibrio tra impiegati e operai. È un’azienda che probabilmente non ha ben chiara la prospettiva, è un’azienda che non ha un piano industriale credibile. Un piano che ci è stato presentato ma che è basato solo ed esclusivamente sui tagli fatti all’occupazione e al salario”.

Bondi aggiunge poi un quarto punto legato alla casa madre ThyssenKrupp “che deve decidere e dirci una volta per tutte cosa vuol fare di Berco”. “Ricordo – aggiunge – che sono ormai 10 anni che quell’azienda perde occupazione e periodicamente entra in crisi (una crisi strutturale) che risolvono o con tagli al salario o licenziamenti. È evidente che anche sul tema della prospettiva c’è un grosso punto interrogativo che ThyssenKrupp dovrà sciogliere”.

Non a caso i sindacati, come avevamo anticipato, stanno pensando di andare a Essen, città dove ha sede il gruppo, per incontrare la proprietà.

Ennesima dimostrazione della sfiducia che hanno nel gruppo dirigente aziendale.

“Preoccupa il fatto – aggiunge Zanirato – che non c’è una prospettiva industriale. Berco continua a fare una proposta sul taglio dei costi anziché intervenire su come aumentare i ricavi. Non ha un piano industriale di prospettiva che metta nelle condizioni l’azienda di uscire dalle secche perché dal mio punto di vista questo gruppo dirigente è assolutamente inadeguato e andrebbe rimosso da parte di ThyssenKrupp”.

Il segretario della Uil di Ferrara ricorda anche l’incontro di lunedì in regione per Rexnord “dove sembrava che ci fossero dei compratori e invece al momento sembra che tutti si stiano sfilando.

Ci sono poi “anche altre aziende metalmeccaniche a partire dalla Tecopress dove ancora non si è trovata una soluzione definitiva“.  Per non parlare “delle tantissime aziende, piccole e piccolissime, artigiani che spesso lavorano in appalto e subappalto nel settore meccanico che avendo singolarmente piccoli numeri non fanno notizia e invece dovremo trovare il modo per dare voce a questi tanti lavoratori e a queste tante famiglie“.

“La prospettiva – conclude Zanirato – è grigia per questa provincia e in particolar modo per questo settore”.

Insieme ai manifestanti anche qualche giovane studente del Fronte della Gioventù Comunista. “Noi li abbiamo difesi fin dal primo momento – dice Giovanni Ragusa -. Stiamo cercando di portare la loro lotta nelle scuole e nelle università“. “Oggi – aggiunge – in tutta Italia la nostra organizzazione sostiene i lavoratori metalmeccanici per dire che il lavoro è al centro di questo paese”.

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