Copparo. “Ci stiamo battendo con tutte le nostre forze per
difendere questa eccellenza industriale molto importante sia per l’Emilia-Romagna che per il Veneto, tra l’altro collocata in una zona che non riuscirebbe a riassorbire i posti di lavoro persi;
si tratterebbe dunque di un vero dramma sociale, in uno scenario in cui l’Italia e l’Europa non possono permettersi di perdere altri pezzi della loro produzione industriale”.
Così il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, in occasione dell’incontro pubblico moderato dal direttore di Estense.com Marco Zavagli al teatro ‘De Micheli’ di Copparo (‘Berco, una crisi senza fine. Dalla difesa del lavoro e del salario, alla tutela dell’intero territorio’), promossa da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil di Ferrara, per fare il punto della situazione dei siti di Copparo e Castelfranco Veneto nel trevigiano.
L’incontro pubblico, tenutosi davanti a 300 persone, era iniziato con i saluti introduttivi di Hania Cattani della Fiom di Ferrara, per poi passare al sindaco di Copparo Fabrizio Pagnoni per fare gli onori di casa, spiegando che “qui oggi non si fa politica: si fa territorio”.
“Deve essere chiaro a tutti – prosegue – che dobbiamo dare un segnale forte di resistenza, perché qui si parla della sopravvivenza economica del nostro territorio. Noi vogliamo resistere, programmare e progredire”.
Dopo Pagnoni hanno parlato le rsu aziendali, con Igor Bergamini che “in 31 anni di rappresentanza sindacale” dice di “non aver mai visto una cattiveria inaudita come quella di questo board”. Bergamini fa presente che gli operai “stanno scioperando con l’acqua alla gola, anzi sott’acqua, con buste paga ridotte ormai a 300 o 400 euro al mese, ma nonostante questo abbiamo ancora la forza di lottare”.
Ma almeno, come sottolineato da Simone Nonnato, “più l’azienda ci provoca e più le nostre iniziative trovano adesione”. E questo nonostante l’umore a terra dei lavoratori, come fa presente Roberto Girotto: “dopo 306 ore di sciopero senza vedere la luce in fondo al tunnel è dura”.
Presenti anche le rsu di Castelfranco Veneto. Anche loro non sanno “quale futuro ci attende. L’azienda nel 2018 aveva promesso investimenti nel reparto ruote, ma non c’è stato nulla”. E ora “siamo una candela che si sta spegnendo lentamente”.
Al loro fianco è intervenuta l’assessora al lavoro del Veneto, Valeria Mantovan, “Ci tenevo a partecipare a questo incontro per testimoniare ancora una volta la vicinanza ai lavoratori della Berco –aggiunge -. Una vicinanza che esprimo a livello istituzionale e personale. La Regione del Veneto è direttamente interessata alle sorti di entrambi gli stabilimenti Berco: quello di Castelfranco Veneto e quello emiliano di Copparo in cui operano molti lavoratori veneti del Polesine”.
“Si chiuda la fase degli atti unilaterali – riprende de Pascale -, l’azienda ascolti le voci che provengono dai sindacati e ritiri la disdetta del contratto integrativo e la procedura di licenziamento collettivo. Così si potrà aprire una vera fase di confronto per salvaguardare l’occupazione e con essa il futuro dell’insediamento industriale con un piano di rilancio degli investimenti e della produzione”.
Parlano per ultimi i rappresentanti nazionali delle tute blu. A partire da Roberta Castronuovo della Fim per la quale “Berco è un simbolo contro atteggiamenti di arroganza inaccettabili”. Un simbolo anche “per l’incredibile solidarietà delle comunità attorno che si sono strette attorno ai lavoratori”.
Guglielmo Gambardella della Uilm nazionale guarda all’incontro con l’azienda previsto per lunedì: “abbiamo bisogno di tempo per creare un progetto di prospettiva. Le fabbriche sono dei beni materiali e immateriali, devono rappresentare dei luoghi di progresso”. E, immaginando scenari futuri positivi, afferma che “una capacità produttiva va difesa con le unghie e con i denti, ma se si può, è possibile farlo anche con soggetti diversi”.
Neanche Loris Scarpa della Fiom nazionale si aspetta “un cambio di rotta da parte del management. Devono restituire una idea di azienda nella quale i lavoratori si riconoscano e abbiano fiducia in un futuro. E la Thyssen deve dire chiaramente cosa vuole fare a Copparo oggi, domani e (riferendosi alle parole dell’ad Bottone, ndr) per i prossimi cento anni”.
E per farlo “devi fare investimenti, metterci soldi freschi. Altrimenti devi fare chiarezza e dire che qui ci può essere qualcosa di alternativo”.