di Elena Coatti
Un dialogo tra due giganti dell’arte, un ponte tra culture e sensibilità diverse, unite da un unico filo conduttore: la celebrazione della bellezza. Palazzo dei Diamanti apre le sue porte alla straordinaria mostra dedicata ad Alphonse Mucha e Giovanni Boldini, due artisti che hanno saputo raccontare la femminilità e il fascino di un’epoca con linguaggi diversi ma potenti allo stesso modo. La mostra aprirà al pubblico sabato 22 marzo e resterà fino al 20 luglio.
L’inaugurazione di questa esposizione segna un momento significativo per Ferrara, città che si impegna da sempre a investire nella cultura come strumento di crescita e identità. Con l’avvio della stagione primaverile, il Palazzo si trasforma così in un luogo di incontro tra l’eleganza dinamica di Boldini e la sensualità floreale di Mucha, due visioni già con un taglio progressista nella Belle Époque nei confronti delle donne, che continuano ancora oggi a incantare e ispirare.
Alla conferenza stampa di presentazione sono intervenuti l’assessore alla Cultura di Ferrara Marco Gulinelli, l’assessora alla Cultura della Regione Emilia-Romagna Gessica Allegni, la presidente di Arthemisia Iole Siena, il direttore di Ferrara Arte Pietro Di Natale, la curatrice della Mucha Foundation Tomoko Sato e l’autrice Sarah Mucha.
L’assessora Allegni ha aperto le danze, sottolineando il “valore comunicativo della cultura e dell’arte”. “Costruire un’identità collettiva – ha affermato – significa investire in cultura, che non è solo generare eventi attrattivi, ma un modo di costruire una società migliore”. È poi intervenuto l’assessore Gulinelli che, dopo aver ringraziato per l’impegno la Fondazione Ferrara Arte “che svolge un ruolo di primo piano a livello internazionale”, ci ha tenuto ad esprimere la propria stima nei confronti del presidente Vittorio Sgarbi, assente a causa di una forte depressione.
Anche la presidente di Arthemisia ha espresso solidarietà nei confronti di Sgarbi, al quale ha augurato pronta guarigione. “Quest’anno celebriamo i 25 anni di Arthemisia – ha aggiunto Siena – e abbiamo così deciso di fare le cose più belle possibili in questo 2025. Credo che questa sia una delle più belle mostre di Mucha mai realizzate nel mondo”. Sono dello stesso parere anche le rappresentanti della Mucha Foundation, Sato e Mucha. In particolare, Sarah Mucha ha dichiarato che, per pura coincidenza, questa a Palazzo dei Diamanti è proprio la venticinquesima esposizione sull’artista.
Nel corso dell’incontro, è inoltre emerso un aspetto fondamentale che accomuna i due artisti: l’arte come mezzo di comunicazione e trasformazione sociale. Mucha, simbolo dell’Art Nouveau, non è solo l’autore di alcune delle immagini più iconiche del periodo, ma un artista profondamente legato alle sue radici ceche. Il suo stile inconfondibile, caratterizzato da linee sinuose e atmosfere oniriche, non è solo un inno alla bellezza femminile, ma anche un manifesto culturale che esprime l’identità slava e la necessità di un’arte che parli a tutti.
Accanto a lui, Boldini, il “ritrattista della Belle Époque”, con pennellate vibranti e un dinamismo unico, ha saputo cogliere l’anima sofisticata della società parigina. “I suoi ritratti femminili non sono semplici rappresentazioni, ma vere e proprie narrazioni visive, capaci di restituire l’essenza di un’epoca in cui la modernità e il cambiamento facevano si facevano strada tra le pieghe della seta e i riflessi dorati delle sale da ballo”, ha spiegato l’assessore Gulinelli.
La mostra si snoda tra 150 opere di Alphonse Mucha, molte delle quali inedite, oltre a 40 di Giovanni Boldini. L’esposizione sull’artista ferrarese sarà inoltre un’anticipazione di quello che ospiterà nel 2026 il Palazzo Massari, chiuso dal 2012 a causa del terremoto, come ha ricordato Di Natale. Ferrara si conferma così un punto di riferimento per l’arte e la cultura, ospitando una ‘doppia mostra’ che non è solo un tributo al talento dei due pittori, ma anche un’occasione per riflettere sul ruolo dell’arte nel tempo. Un’arte che, come sottolineato dagli organizzatori, non è solo bellezza, ma anche identità, memoria e impegno sociale.
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