Economia e Lavoro
15 Marzo 2025
Clima, carenze infrastrutturali e pochi strumenti per la gestione del rischio al centro del dibattito. Calderoni: "La nostra agricoltura è finita ma che dobbiamo lavorare per crearle un futuro diverso e possibile"

Assemblea Cia. Affondano i redditi degli agricoltori

di Redazione | 5 min

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Il clima ormai caratterizzato da fenomeni estremi, le mancanze infrastrutturali come un sistema di invasi per garantire la risorsa idrica e una gestione del rischio in agricoltura ormai inadeguato. Sono solo alcuni dei punti all’ordine del giorno trattati nel corso dell’assemblea annuale di Cia-Agricoltori Italiani Ferrara dal titolo “Reddito, clima e produzione. Quale futuro per l’agricoltura?” che si è tenuta venerdì 14 marzo presso la Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna.

Nel corso dell’evento – aperto dai saluti di Mauro Giannattasio, segretario generale della Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna, Angela Travagli, assessore del Comune di Ferrara – esperti e rappresentanti istituzionali hanno analizzato le principali problematiche del settore in maniera costruttiva, cercando anche possibili soluzioni e opportunità per favorire la redditualità delle aziende agricole. Una mancanza di produttività e dunque di reddito che caratterizza da molti, troppi anni, tutti i comparti dell’agricoltura, dalla frutticoltura alla cerealicoltura, che deve essere colmata se si vuole pensare al futuro dell’economia agricola.

D’altra parte, come ha spiegato il presidente di Cia Ferrara, Stefano Calderoni, nella sua relazione introduttiva, sono i numeri a parlare: “L’Italia è la terza in Europa per eventi climatici estremi, circa 20 al giorno e ormai l’alternarsi di periodi siccitosi a precipitazioni ‘torrenziali’ è diventata una caratteristica del clima, non più un fatto straordinario. A questo si aggiunge, nelle zone costiere come quella ferrarese, l’intrusione del cuneo salino, capace di generare danni a lungo termine non solo alle colture ma all’intero ecosistema e alla biodiversità”.

“Inoltre – prosegue Calderoni -, nel nostro paese abbiamo una capacità di invaso di solo l’11%, fanalino di coda europeo e questo significa che non riusciamo a trattenere l’acqua in eccesso che deriva dalle precipitazioni. Acqua essenziale se pensiamo che il 41% del valore aggiunto del settore agricolo proviene dalle colture irrigue. Un altro fattore che crea debolezza nel settore è il costante consumo di suolo agricolo dovuto non solo all’urbanizzazione che ha raggiunto livelli insostenibili, ma anche alla tendenza dei pannelli fotovoltaici a terra”.

“Nel ferrarese – ricorda – dal 1977 ad oggi l’urbanizzazione è aumentata del 42% a fronte di una diminuzione della popolazione dell’11%. Tutto questo, dicono le stime, porterà alla scomparsa di terre agricole e pascoli del 10% entro il 2025 e di oltre il 30% entro la fine del secolo con ricadute enormi sulla produzione di cibo e la tenuta di territori fragilissimi. In questo contesto gli agricoltori stanno perdendo produttività e reddito, anche per una mancanza adeguata di strumenti per la gestione del rischio, che lascia il nostro settore al palo”.

“Tutto questo – conclude il presidente di Cia – non significa che la nostra agricoltura è finita ma che dobbiamo lavorare per crearle un futuro diverso e possibile. Per questo servono risorse per sostenere lo sviluppo e l’autorizzazione di varietà colturali più resilienti ai cambiamenti climatici; per realizzare un sistema di invasi con tecnologie innovative che consentano un utilizzo multifunzionale dell’acqua; per valorizzare il ruolo delle aziende agricole come custodi e manutentori del territorio. E poi occorre perseguire con determinazione l’obiettivo di una drastica riduzione del consumo di suolo, favorendo anche l’aumento di sostanza organica per coadiuvare una maggiore ritenzione di acqua naturale nei suoli per le colture e, non per ultimo, migliorare la gestione del rischio attraverso polizze più performanti, per proteggere i redditi e trasformare la difesa in un’opportunità di sviluppo”.

Obiettivi importanti, sostenuti anche dalla Regione Emilia-Romagna, come ha spiegato nel corso dell’assemblea Alessio Mammi, assessore all’Agricoltura e agroalimentare, Caccia e Pesca, Rapporti con la Ue: “La nostra Regione è ancora un riferimento per l’agricoltura e l’agroalimentare ma le aziende agricole vanno supportate a tutti i livelli. In questo senso stanno per uscire nuovi bandi regionali per un valore di 108 milioni di euro per sostenere gli investimenti nelle aziende agricole. Stiamo, inoltre investendo per la prevenzione del dissesto idrogeologico e, con un bando da quasi 20 milioni di euro, per la realizzazione di invasi, ormai fondamentali per trattenere l’acqua quando c’è e usarla negli ormai lunghi periodi di siccità. Stiamo lavorando per usare nel modo più rapido possibile le risorse messe a disposizione a livello europeo per favorire la produttività delle aziende perché senza reddito e competitività non c’è futuro per il settore”.

All’assemblea hanno partecipato anche alcuni esperti dei temi oggetto dell’evento: Pierluigi Randi, meteorologo, presidente dell’Ampro – Associazione Meteo Professionisti; Giuseppe Corti, direttore del Crea – Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria, Centro di Agricoltura e Ambiente e Fabian Capitanio, professore di economia agraria, alimentare ed estimo rurale dell’Università di Napoli Federico II, esperto di gestione del rischio in agricoltura.

A seguire l’intervento di Davide Bergamini, parlamentare, membro della XIII Commissione Agricoltura che ha detto: “Come Commissione Agricoltura stiamo lavorando a una serie di provvedimenti importanti per il settore, alcune dei quali sono già diventati legge come quella dedicata ai giovani in agricoltura per incentivare la loro attività: il mondo agricolo ha bisogno di ricambio generazionale perché le sfide che si prospettano, legate all’ambiente e all’agricoltura 5.0, richiedono la spinta propulsiva e la preparazione dei giovani. Voglio inoltre ricordare la mia proposta di legge, ancora purtroppo ferma al Senato, sulla concorrenza sleale da parte delle imprese straniere e per la formazione del prezzo, con l’obiettivo di riconoscere un prezzo giusto ai produttori. Tutti provvedimenti essenziali per sostenere il settore agricolo e il lavoro delle nostre aziende che producono cibo di qualità e salvaguardano il territorio”.

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