Vigarano
15 Marzo 2025
Paolo Calvano sulla proliferazione di centrali nella provincia estense: “C’è un caso Ferrara”

“Il territorio ferrarese non diventi un distretto del biogas”

di Redazione | 4 min

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di Andrea Di Capua

Vigarano. Negli ultimi anni il territorio di Ferrara e della provincia è diventato un laboratorio sperimentale per la transizione energetica, con un aumento significativo delle centrali a biogas e delle centrali a biometano.

Tuttavia, numerose sono le perplessità dei cittadini e dei comitati riguardo le criticità sul territorio dovute a questa trasformazione energetica, con dubbi riguardo l’impatto ambientale, sociale ed economico di queste infrastrutture.

In un incontro svoltosi a Vigarano Pieve i cittadini hanno avuto la possibilità di sollevare i propri dubbi in presenza di Paolo Calvano, consigliere e capogruppo Pd Regione Emilia-Romagna, Sandra Travagli e Corrado Oddi, rappresentati dei comitati No biogas – No biometano, Andrea Zaniboni, portavoce del GTA di Vigarano Mainarda, e Agnese De Michele, consigliera comunale del comune di Vigarano Mainarda.

“È necessario che la legge sulle aree idonee e sulla distribuzione omogenea sul territorio regionale di queste nuove centrali biogas e biometano – afferma Paolo Calvano – tenga in considerazione l’evidenza che c’è un caso Ferrara”.

In Emilia-Romagna infatti sono presenti circa 300 centrali già attive, di cui 48 solo nel ferrarese, mentre in altre provincie il numero di centrali è significativamente inferiore, come nel riminese, dove le centrali attive sono solo 6. In base a quanto stabilito dal Governo per l’utilizzo di fondi Pnrr, la Regione Emilia-Romagna punta a 6 gigawatt di energia rinnovabile entro il 2030. Attualmente la produzione di energia da fonti rinnovabile è attestata attorno agli 1,7 gigawatt. Per raggiungere l’obbiettivo prefissato vedremo dunque la creazione di nuove centrali.

“La legge regionale sulle aree idonee – che Calvano afferma dovrebbe essere emanata per aprile-maggio di quest’anno – deve far fronte ad un’evidente disparità e garantire una distribuzione equa sul territorio, evitando che alcune aree diventino poli di concentrazione incontrollata”.

Durante l’incontro, i rappresentati dei comitati e dei gruppi ambientalisti hanno espresso le loro preoccupazioni rispetto al modello di sviluppo seguito fino ad ora, evidenziando criticità nel processo di autorizzazione, nella gestione delle materie prime e nell’impatto su territorio e viabilità.

Sandra Travagli, rappresentante del comitato No biogas – No biometano, ha sottolineato come questa rapida conversione degli impianti da biogas a biometano, incentivata dai fondi PNRR, avvenga senza un’adeguata valutazione dell’impatto complessivo: “Le autorizzazioni vengono concesse senza considerare gli effetti cumulativi degli impianti già esistenti sul territorio; l’ultima raccolta di dati sulle centrali nella nostra provincia risale al 2013, grazie alle analisi complessive svolte dall’amministrazione provinciale dell’epoca. Dal 2013 ad oggi non ci sono misure, o dati, delle ricadute sul territorio causate dal lavoro di queste centrali.”

Corrado Oddi, in rappresentanza della Rete per la Giustizia Climatica, ha ribadito come la questione non si limiti ad essere un problema ambientale, ma anche sociale ed economico: “Queste centrali vengono finanziate con risorse pubbliche ma portano benefici solo a grandi aziende e ai fondi di investimento, senza reali ricadute positive per il nostro territorio.”

Un caso emblematico a Vigarano Mainarda è quello della centrale Cà Bianchina, per la quale, nel corso degli anni, l’azienda ha richiesto un aumento della produzione grazie all’introduzione di nuove materie prime, come pollina e liquame bovino, che però vengono fornite da aziende distanti anche centinaia di chilometri.

“Abbiamo già visto come negli anni siano stati superati i limiti di biomassa autorizzati, con un incremento del traffico pesante e il deterioramento delle strade comunali, dovuto all’incessante attraversamento di mezzi pesanti, talvolta anche incuranti dei limiti massimi di peso stabiliti dalla legge”, ha denunciato Agnese De Michele, consigliera comunale, ricordando anche come l’azienda non abbia mai rispettato gli accordi di manutenzione del manto stradale.

Emblematico è l’esempio di via Frattina, chiusa da oltre due anni a causa del deterioramento stradale dovuto all’incessante passaggio di mezzi pesanti.

“Se questi impianti servissero unicamente allo smaltimento di rifiuti organici locali e deiezioni animali, sarebbero sostenibili, ma il problema è che il fabbisogno di materia prima supera di gran lunga la produzione locale, costringendo a un massiccio trasporto di biomasse da altre provincie e regioni”, ha spiegato Andrea Zaniboni del Gruppo Tutela Ambientale di Vigarano Mainarda.

Il dibattito ha inoltre sollevato la preoccupazione di comitati e cittadini sulla trasparenza nei processi autorizzativi, di un monitoraggio più rigoroso sugli impatti ambientali e di una necessità di confronto continuo tra amministrazione e cittadinanza.

La preoccupazione maggiore è dovuta al fatto che il territorio ferrarese diventi un “distretto del biogas e biometano”, senza un reale controllo sugli effetti a lungo termine e senza il coinvolgimento diretto dei cittadini nelle scelte.

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