Cronaca
15 Marzo 2025
Un uomo di 32 anni è accusato di maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti della moglie che era incinta. La vittima riuscì a scappare da quell'inferno chiedendo aiuto a un'altra donna che tempo fa visse la sua stessa situazione

Intesa con sguardi e cellulare, si salva dagli abusi all’ospedale

di Davide Soattin | 3 min

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Picchiata e poi violentata dall’uomo che aveva sposato in un matrimonio combinato, è riuscita a fuggire da quell’inferno fatto di botte e abusi sessuali, incrociando il proprio sguardo con quello di una donna che – qualche anno prima – era stata costretta a vivere lo stesso identico incubo e che – come lei – stava attendendo il proprio turno nella sala d’aspetto del pronto soccorso. Occhi che guardano altri occhi in una richiesta di aiuto lanciata senza aprire bocca per paura di essere scoperta dal marito e dai famigliari di lui, che – in quella circostanza – l’avevano accompagnata all’ospedale.

È così che una donna di nazionalità pakistana di 24 anni – assistita dall’avvocato Sara Bruno – ha trovato la via di fuga dalla ‘gabbia’ in cui l’aveva rinchiusa il coniuge, un connazionale di 32 anni per cui oggi la Procura di Ferrara ha chiesto il rinvio a giudizio con la duplice accusa di maltrattamenti in famiglia aggravati e violenza sessuale.

I fatti finiti al centro dell’inchiesta sarebbero avvenuti tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 in un paese della provincia di Ferrara, quando la giovane era incinta.

In quel periodo, secondo l’accusa, oltre a insultarla, l’uomo le avrebbe impedito di avere una vita sociale. L’avrebbe infatti prima privata del telefono cellulare, negandole di comunicare liberamente con altre persone, e poi le avrebbe anche vietato di frequentare una scuola di lingua italiana e una di guida per prendere la patente. Inoltre l’avrebbe strattonata in più occasioni, picchiandola e trascinandola giù per le scale, nascondendo infine un cellulare in modalità registrazione nella camera da letto, in modo da avere sotto controllo i contenuti di quelle poche conversazioni che aveva col telefonino.

Al 32enne la Procura di Ferrara contesta successivamente anche l’aver costretto la donna a subire una serie di rapporti sessuali anche quando lei non voleva. L’avrebbe denudata con la forza, le avrebbe messo le mani sulla bocca e l’avrebbe tenuta ferma, impedendo così che la giovane – che in quei momenti provava dolore e piangeva – si divincolasse nel tentativo di spingere via l’uomo e di fuggire da quel vortice di abusi e violenze da cui ormai era diventato impossibile scappare.

Se non fosse che un giorno, accompagnata dal marito e dai famigliari di lui al pronto soccorso per un problema, mentre aspettava il proprio turno – come si raccontava inizialmente – la giovane chiese aiuto a una donna che aveva vissuto la sua stessa situazione. La giovane si fece capire al volo, senza proferire parola. Prima con gli occhi, poi – non conoscendo l’italiano – digitando una richiesta di aiuto sul telefono con Google Translate che mostrò, senza farsi vedere dai suoi accompagnatori. La sua interlocutrice allertò così il Centro Donna Giustizia che, con l’aiuto dei sanitari, trasferì la 24enne in una struttura protetta, lontana dall’uomo, facendo partire le indagini degli uomini della Polizia di Stato.

L’udienza preliminare dell’inchiesta è in programma mercoledì 9 aprile, quando il gup del tribunale di Ferrara deciderà se mandare o meno l’uomo a processo.

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