Cronaca
28 Febbraio 2025
Confronto non senza qualche divergenza in aula tra consulenti medico legali della Procura di Ferrara e della difesa di Giuseppe e Vito Mauro Di Gaetano

Big Town. I soccorritori non avrebbero potuto fare nulla

di Davide Soattin | 5 min

Leggi anche

Comacchio non si spegne: il Consiglio di Stato salva la musica ai Lidi

Torna il sereno sulle serate estive a Comacchio e Lidi. Il Consiglio di Stato ha infatti accolto l'istanza cautelare presentata dal Comune, sospendendo l'efficacia della sentenza del Tar che, nei mesi scorsi, aveva annullato il regolamento comunale sugli eventi musicali negli stabilimenti balneari e nei locali in possesso dei requisiti

Omicidio Bergamini. Corte d’Appello deciderà su ricorso Procura

Toccherà alla Corte d'Assise di Appello del tribunale di Catanzaro decidere sul ricorso avanzato dalla Procura di Castrovillari contro la sentenza con cui la Corte d'Assise del tribunale di Cosenza aveva condannato Isabella Internò a sedici anni di carcere per l'omicidio del calciatore ferrarese Donato Denis Bergamini

Confronto non senza qualche divergenza, ieri mattina (giovedì 27 febbraio) in aula, quando – davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Ferrara – sono stati sentiti i consulenti medico legali della Procura di Ferrara e della difesa di Giuseppe e Vito Mauro Di Gaetano, padre e figlio imputati nel processo per i fatti del bar Big Town di via Bologna, dove il 1° settembre 2023 fu ucciso il tatuatore 42enne Davide Buzzi e ferito gravemente il 22enne Lorenzo Piccinini che era insieme a lui.

Principale oggetto di discussione sono state le manovre messe in atto dai sanitari del 118 per cercare di salvare la vita a Buzzi.

In particolare, pur riconoscendo la correttezza dell’operato dei soccorritori, il medico legale Lorenzo Marinelli – consulente della difesa di Vito Mauro Di Gaetano – ha posto l’accento su due fattori: la mancata modifica della restrizione posizionale di Buzzi, trovato steso a terra e supino, e il mancato intervento attivo con una cricotiroidotomia, necessario a mettere in sicurezza le vie respiratorie, che però – secondo gli esperti della Procura – non sarebbe stato possibile effettuare.

Per il medico legale Roberto Testi infatti, consulente della pm Barbara Cavallo insieme alla dottoressa Silvia Boni, per svolgere quel determinato tipo di intervento – che è usato prevalentemente in medicina militare e non in quella d’urgenza – ci vorrebbe una strumentazione di cui le ambulanze del servizio sanitario nazionale non sono equipaggiate, oltre che più tempo di quello che i sanitari avevano a disposizione la sera stessa in cui Buzzi venne ucciso.

Ma anche anticipando il soccorso di dieci o quindici minuti, Buzzi non sarebbe stato salvato” ha detto, a tal proposito, Testi che ha evidenziato come, in quella circostanza, l’unica manovra attuabile fosse quella di intubare la vittima. Come poi è stato fatto, nel tentativo di “impedire la discesa del sangue nelle vie aeree” dal momento che, a causare la morte di Buzzi, fu una “asfissia meccanica da sommersione interna, un annegamento interno causato dal suo stesso sangue“.

Quella serata, infatti, Buzzi – hanno spiegato i consulenti della Procura che sottoposero il cadavere a ispezione esterna, tac e autopsia – riportò uno “sfacelo del massiccio facciale” provocato dai colpi di lucchetto che gli sferrò Vito Mauro Di Gaetano.

Sul 42enne sono state riscontrate anche lesività da colpi di bottiglia, che differirono da quelle inferte a Piccinini in numero e vicinanza dei colpi, e da coltello (undici in totale), quest’ultime inferte da Giuseppe Di Gaetano. Entrambe però “non sono state idonee a uccidere“.

Per i consulenti della Procura, l’unica lesione potenzialmente idonea a cagionare la morte fu quella inferta col coltello al collo “ma, nel caso in specie, se ci fosse stata solo quella, non sarebbe bastata a uccidere perché andò a colpire ‘solamente’ il lobo destro della tiroide” hanno concluso i consulenti. Che hanno ritenuto potenzialmente non letale anche la lesione alla loggia renale sinistra riportata da Buzzi, dato che “non ci fu alcun tipo di danno renale, ma solo un ematoma”.

Quanto agli accertamenti eseguiti sulle ferite di Lorenzo Piccinini, la dottoressa Boni – che lo visitò il 2 settembre e il 30 novembre – ha individuato due tipi di lesività: ferite lacero contuse e da taglio. Le prime legate a colpi di bottiglia (come alla arcata sopraccigliare destra, ndr) o di lucchetto. Le seconde legate a colpi di coltello come nel caso dello sfregio permanente alla mandibola o quella riportata al torace, quando fu accoltellato sulla porta del bar da Giuseppe Di Gaetano.

Su quest’ultima, Testi ha riferito in aula che il coltello “è penetrato in profondità, verosimilmente per tutta la lunghezza della lama“, definendo la lesione “pacificamente idonea a uccidere“. Il peggio non è successo perché “i soccorsi furono celeri, evitando che ciò accadesse, ma una lesione così non permette la sopravvivenza”. Discorso diverso per la lesione al collo che per Boni “non ha attinto alcun organo vitale, restando superficiale”. Assenti invece lesioni da difesa.

Anche su questo punto non sono mancate visioni divergenti con il consulente medico legale Antonio Zanzi, nominato dalla difesa di Giuseppe Di Gaetano, che – durante il proprio intervento – ha contestato la durata della prognosi data a Piccinini all’ospedale.

Testi e Boni inoltre, mostrando in aula una foto scattata il 2 settembre 2023 a Vito Mauro Di Gaetano, hanno sottolineato la colorazione rossastra della cute della guancia sinistra, oltre che un’infiammazione dell’occhio sinistro, come se “verosimilmente avesse preso uno schiaffo” che però dal video della ‘mattanza’ non si vede.

Un dettaglio, questo, che può essere ricondotto all’ipotesi avanzata dal genetista forense Matteo Fabbri che, nella precedente udienza, aveva parlato di “un colpo inferto al volto” proprio a Mauro Di Gaetano per mano di Buzzi, dal momento che Piccinini – aveva aggiunto Fabbri nella propria ricostruzione – era “a terra e non poteva essere stato”.

Il riferimento è a quello che sarebbe successo, poco prima dei colpi di lucchetto inferti dal titolare del bar a Buzzi, nell’angolo cieco del locale che non viene inquadrato dalle telecamere.

Sul punto, i legali difensori degli imputati – gli avvocati Stefano Scafidi, Giulia Zerpelloni e Michele Ciaccia – avevano annunciato la volontà di richiedere una perizia sull’audio del video con particolare riferimento a quanto sarebbe successo negli istanti immediatamente successivi all’ultima telefonata che Mauro Di Gaetano fece ai sanitari del 118, a cui fece seguito un lancio di bottiglie e poi la reazione del titolare del locale che uscì da dietro il bancone e iniziò a colpire violentemente Buzzi.

Il processo tornerà in aula giovedì 13 marzo.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com