Attualità
14 Febbraio 2025
La neodirettrice: "Serve una graduazione del bisogno per fare in modo che chi ha veramente bisogno abbia le risposte"

Tempi di attesa. Natalini: “Patto di ferro con i cittadini”

di Pietro Perelli | 2 min

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In una lunga conferenza stampa di presentazione la neo direttrice dell’Ausl di Ferrara e dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Nicoletta Natalini si concentra anche su un problema che attanaglia non solo la sanità ferrarese ma quella nazionale: i tempi di attesa.

Natalini si concentra sull’appropriatezza delle visite per cui a volte il cittadino può richiedere un esame medico non utile ai fini della prevenzione. “Dobbiamo fare un patto di ferro con i nostri cittadini – dice – per fare in modo che chi ha veramente bisogno abbia le risposte e chi invece può aspettare aspetti. Quindi anche una graduazione del bisogno è assolutamente da fare”. La direttrice spiga la necessità da parte dei cittadini di fidarsi del proprio medico quando indica visite necessarie a livello preventivo e così come quando non le ritiene necessarie poiché legate a una specifica sintomatologia.

“Il cittadino – aggiunge – chiede sempre più prestazioni, ma io devo tenere presente anche i bisogni dei professionisti, dal loro benessere lavorativo alle loro necessità personali”. Il rischio è che più si chiede ai professionisti, più questi lasciano,  “vanno a casa in pensione, vanno nel privato e noi non ce lo possiamo permettere, dobbiamo avere un occhio di riguardo anche per loro”.

“Io dico sempre – dice la direttrice – che se mi dessero più soldi e più medici sarei molto felice, però devo lavorare con quello che ho a disposizione“. Ciò su cui si punterà sono dunque nuovi modelli organizzativi ma anche la telemedicina e “sull’organizzazione del nostro tempo, di quello dei cittadini e dei professionisti” e quindi “sulla qualità oltre alla quantità”.

È quindi necessario “usare l’ospedale per i bisogni più acuti e più importanti in termini di gravità e cercare nei setting esterni la risposta ad altre fette di bisogno di salute”.

La direttrice ritiene anche positiva l’esperienza dei Cau (Centri assistenza urgenza) proprio per la capacità di dare risposte a un segmento di bisogni che prima era in parte coperto dalla guardia medica e dal medico di base. Meno effettiva la capacità di ridurre gli accessi ai pronto soccorso che però hanno avuto un incremento specialmente nei codici di accesso più gravi e quindi non dirottabili ai Cau.

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