Entra in una fase cruciale il procedimento nato da una indagine della Guardia di Finanza di Ferrara relativa all’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Dopo la richiesta di rinvio a giudizio avanzata lo scorso luglio dal sostituto procuratore Andrea Maggioni, il giudice Danilo Russo ha fissato l’udienza preliminare che si terrà il 27 marzo a carico di 48 persone.
Si tratta di un commercialista, di due suoi collaboratori e di 45 persone di nazionalità straniera tutti residenti nel Ferrarese.
A capo della presunta associazione c’è Ennio Bizzarri, 47 anni, oggi assessore al bilancio del Comune di Vigarano, retto dal sindaco leghista e deputato Davide Bergamini.
La vicenda viene alla luce nell’aprile del 2022 (Bizzarri era già assessore, ndr), quando la procura ha emesso gli avvisi di fine indagine per accuse che, a vario titolo, andavano dall’associazione a delinquere al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, fino al falso e all’induzione in errore di pubblico ufficiale.
Bizzarri è chiamato in causa come amministratore di una società di elaborazione dati che avrebbe messo a disposizione il proprio studio professionale e le attrezzature utili alla trasmissione delle dichiarazioni fiscali. Secondo l’accusa aveva creato società ad hoc per far apparire falsi redditi in capo a migranti privi di permesso di soggiorno. Questo da fine 2014 all’inizio del 2021, quando non aveva ancora incarichi politici.
Secondo gli inquirenti, infatti, il commercialista e i suoi collaboratori, dietro compenso, fornirono ai 45 stranieri false dichiarazioni dei redditi utili per ottenere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno.
A dare il via alle indagini delle Fiamme Gialle furono diverse segnalazioni di natura amministrativa pervenute dall’Ufficio Immigrazione della Questura del capoluogo estense, destinatario di numerose domande per il rinnovo dei permessi di soggiorno da parte di persone di nazionalità nigeriana residenti nella provincia ferrarese.
L’ipotesi investigativa sottoposta alla procura era quella di un’attribuzione solo formale della partita iva per i suoi clienti, poiché quest’ultimi di fatto non avevano mai avviato alcuna attività di natura imprenditoriale: le attività dichiarate, necessarie per istruire le pratiche di rilascio o del rinnovo del permesso di soggiorno, sarebbero state finalizzate a dimostrare che i soggetti possedevano il requisito del reddito sociale superiore alla soglia minima e che fossero operanti nella attività più svariate, dal commercio al dettaglio e all’ingrosso, alle attività di tipo artigianale o manifatturiere ecc.
Per gli inquirenti, nessuno dei neo imprenditori individuati ha mai avuto una sede effettiva, attrezzature, macchinari, capannoni, dipendenti, né rapporti con clienti e fornitori. Eppure a chiusura dell’anno fiscale, i consulenti avrebbero provveduto a inserire nelle dichiarazioni presentate telematicamente al fisco per i loro clienti, i dati “artefatti” di una contabilità inesistente: dal fatturato alle spese, comprese quelle per l’eventuale personale dipendente.
“Un nuovo colpo messo a segno contro il business dell’immigrazione e contro certi spregiudicati che lucrano sul fenomeno – fu allora il commento del sindaco di Ferrara Alan Fabbri -. Ancora una volta emerge il lato oscuro di una visione affaristica del fenomeno migratorio, che chiama in causa, in questo caso, cittadini extracomunitari in maggioranza di nazionalità nigeriana e agganci compiacenti sul territorio. I nostri allarmi, da sempre lanciati, sulla gestione del fenomeno migratorio erano e sono indirizzati proprio a prevenire e stroncare casi come questo e gli ‘appetiti’ di delinquenti, affaristi e gente senza scrupoli”.
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