di Michele Feletti*
Si è aperta la sagra delle iscrizioni a scuola per il prossimo anno scolastico, durerà fino al 10 febbraio.
Credo che le famiglie che devono accedere a questo servizio siano già state bombardate dalle reclame che i singoli istituti hanno fatto con i loro open day.
In base ai dati che si trovano sui siti del MIM si parlerebbe di oltre un milione di persone che compiranno un passo fondamentale per il proprio futuro. Per infanzia, primaria e, a volte, fino alla secondaria di primo grado, solitamente ci si orientava sulla vicinanza rispetto all’abitazione od al lavoro, anche se, ad oggi, una indagine sul “buon nome” dei docenti o dell’istituto è diventata d’obbligo, soprattutto dopo la pandemia. Negli ultimi anni il propagarsi di offerte formative mirabolanti ha un po’ falsato la prassi di cercare una scuola “comoda e funzionale” e si guarda anche al corso di lingua o di yoga.
Il vero problema è per chi si accinge a passare dalla secondaria di primo grado a quella di secondo grado, dove tra gli argomenti utilizzati per la ricerca c’è anche il ritorno occupazionale a seconda del livello di istruzione raggiunto. Qui interviene a gamba tesa anche il Ministro che per promuovere la sua idea di scuola da una parte racconta di reintrodurre il latino o la Bibbia, ma con pressioni e forzature, tali da spostare addirittura in avanti la tempistica delle iscrizioni di quasi un mese, propaganda la sua filiera tecnologico-professionale che come fine ha la formazione di lavoratori, non di cittadini smantellando scientemente la scuola pubblica.
Sperimentazione confezionata su coloro che non potranno aspirare a diventare classe dirigente, altro che “ricerca delle eccellenze”. Abbiamo una certezza invece che il 90% dei ragazzi coinvolti nel fallimento formativo sono figli di genitori con scarse risorse economiche, quindi stravolgendo il Merito citato dalla nostra Costituzione si torna all’antico, quasi al medioevo, dove le opportunità per un giovane dipendono dal luogo in cui nasce, dal reddito dei genitori ed anche dal genere.
La scuola vera, quella reale, fatta di anime e corpi funziona ancora egregiamente: lo testimoniano le notizie della stampa, dove su 200 docenti viene isolata la mela marcia, al netto degli stipendi più bassi d’Europa, dell’enorme numero di precari che annualmente hanno l’angoscia di attendere se lavoreranno o meno, e delle pressioni esercitate dal Ministero per nascondere sotto il tappeto la realtà di una scuola e di una università su cui si fa cassa per comprare cannoni.
*Flc Cgil di Ferrara
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