“A volte reagivo e lottavo, ma lui mi bloccava. Altre urlavo, ma nessuno mi sentiva. Altre ancora chiudevo gli occhi e speravo che tutto passasse in fretta“. È la testimonianza da brividi rilasciata ieri (mercoledì 29 gennaio) pomeriggio, davanti al collegio del tribunale di Ferrara, da una donna 30enne di nazionalità straniera, sentita come parte offesa nel processo che oggi vede alla sbarra suo suocero, un 72enne italiano, accusato di stalking e violenza sessuale nei suoi confronti.
L’uomo – secondo l’accusa – avrebbe approfittato di lei, abusandone sotto ricatto, mentre la giovane viveva sotto il suo stesso tetto.
Un racconto duro e sofferto il suo, come testimoniato dalle oltre tre ore e mezza di udienza. Un racconto in cui lei, oltre a confermare le violenze subite, sia a livello fisico che psicologico, ha parlato anche dei ‘mostri‘ che ancora oggi la tormentano e che le impediscono di dormire alla notte e di uscire da sola. In due circostanze – ha riferito – ha anche provato a togliersi la vita, senza riuscirci. Un tentativo insperato di fuggire da una situazione che non conosceva vie di uscita.
“Anche quando mi chiudevo in camera, lui aveva una seconda chiave e apriva la porta” ha detto, aggiungendo che – oltre a minacciarla, qualora l’avesse denunciato, di “non farle più vedere i figli” – l’uomo le diceva anche che era “matta” e che “nessuno le avrebbe creduto“.
I fatti, avvenuti in città, iniziano a fine 2020 quando, dopo il matrimonio, la donna va a vivere con suo marito e i suoi due figli minorenni a casa dei genitori di lui.
A fine 2023 però, per qualche motivo, qualcosa si rompe nella relazione sentimentale tra lei e il marito e la 30enne decide di rivolgersi a un legale, l’avvocato Gianni Ricciuti, per iniziare l’iter di separazione. Inizialmente si pensa a una ‘normale‘ divorzio dovuta alle difficoltà e agli ostacoli che una coppia può affrontare durante la quotidianità, ma ben presto emerge la verità.
Passo dopo passo, infatti, la donna entra in confidenza e si apre col suo avvocato, a cui racconta che da qualche mese il suocero, dopo che lei aveva lasciato l’abitazione familiare, aveva iniziato a perseguitarla con pedinamenti e appostamenti sia sul posto di lavoro che sotto la sua nuova abitazione, spesso con scenate tra offese e strattonamenti.
Una serie di comportamenti che sarebbero andati avanti dal luglio a novembre 2023, quando la donna esasperata, dietro il consiglio del suo legale, con cui si era appena confidata, decide di sporgere denuncia ai carabinieri e la Procura di Ferrara, sulla scorta delle prove raccolte, emette il divieto di avvicinamento nei confronti del 72enne.
Ma è proprio davanti ai militari che la donna crolla e inizia a raccontare i motivi che l’avevano portata a chiedere la separazione dal marito, spiegando che per circa tre anni, da fine 2020 a luglio 2023, sarebbe stata costretta dal suocero a subire atti sessuali dietro il ricatto di raccontare tutto al figlio se avesse aperto bocca.
Secondo l’impianto accusatorio ricostruito dalla Procura di Ferrara infatti, usando la forza e soggiogando la donna al suo volere, in più occasioni, mentre suo figlio era assente, il 72enne avrebbe palpeggiato, baciato e avuto rapporti sessuali completi con la 30enne contro la sua volontà. Rapporti consumati in casa, nel bagno del treno, nella casa in cui lei si era trasferita per cercare di fuggire da quel vortice che l’aveva giorno dopo giorno divorata.
In un primo momento, lei aveva lasciato l’abitazione dei genitori di lui, senza però riuscire a liberarsi dell’uomo, che aveva continuato a farle stalking fino a quando, parlando col suo avvocato, a cui si era rivolta per divorziare dal marito e provare chiudere una volta per tutte quella storia, aveva trovato il coraggio per denunciare quanto le era accaduto.
Il processo tornerà in aula il 26 marzo.
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