Offese pesanti e minacce continue fino alla folle aggressione all’esterno di un bar di Portomaggiore.
È quello a cui sarebbe stato costretto un uomo di 61 anni, ex compagno convivente di Amanda Guidi, la 31enne già condannata in primo grado a ventidue anni per l’omicidio del figlioletto Karim, oggi finita alla sbarra con l’accusa di stalking e lesioni.
“Non ero più libero di girare per Portomaggiore” ha affermato ieri mattina (28 gennaio) l’uomo, sentito in tribunale a Ferrara sugli episodi avvenuti tra il 27 maggio – data della prima querela sporta ai carabinieri – e il 19 giugno scorso, giorno del violento affronto al bar.
Davanti al giudice Rosalba Cornacchia, la presunta vittima – parte civile nel processo assistita dall’avvocato Gianluca Filippone – ha raccontato quanto avvenuto dopo la fine della relazione con la donna, a cui era stato legato per circa quattro mesi.
Una storia finita il 25 maggio scorso. “Quel giorno – ha ripercorso in aula – avevamo litigato e lei era uscita di casa, facendo finta di andare a lavorare. Poi, con un messaggio, mi aveva scritto che non sarebbe mai più ritornata“.
“Avevamo litigato perché lei non faceva niente. Per me era impossibile andare avanti e mantenerla” ha aggiunto la parte civile rispondendo alle domande del pm Stefano Longhi, ma “da quando se n’era andata, ogni volta che mi incontrava, erano offese e minacce“.
Offese e minacce sia faccia a faccia che al telefono, che sarebbero proseguite anche quando lui l’aveva bloccata su WhatsApp. O tramite l’invio di semplici sms oppure utilizzando il telefono di una conoscente comune che faceva così da ponte tra i due.
Messaggi particolarmente forti, a tratti inquietanti come quando – facendo riferimento alla condanna appena ricevuta per l’omicidio volontario del figlio – Guidi scriveva “stai attento che da 22 anni a 32 anni, non mi cambia molto”.
La testimonianza dell’uomo è proseguita fino all’aggressione sotto i portici del bar di Portomaggiore. In quella circostanza, Guidi sarebbe stata aiutata dal suo nuovo compagno, il 60enne Romano Maccagnani, che – accusato anche lui di stalking e lesioni – ha scelto di essere processato con rito abbreviato.
“Non ho fatto in tempo ad alzarmi – ha ricordato – che entrambi mi sono saltati addosso. Lei agitava uno sgabello in metallo e dietro di lei c’era lui con una bottiglia di birra di quelle grandi. Mi hanno preso per i capelli, mi hanno colpito a un braccio e mi hanno rifilato botte ovunque“.
“Siamo caduti a terra e, anche da terra, hanno continuato a colpirmi con calci e pugni” ha proseguito la presunta vittima, poi trasportata all’ospedale, dove i sanitari gli hanno riscontrato traumi facciali, ematomi e una tumefazione dell’occhio.
Anche durante il ricovero però il 61enne sarebbe stato minacciato con Guidi che – stando a quanto riferito in aula – le avrebbe scritto un sms in cui gli diceva che “questo è solo l’inizio“.
Guidi – difesa dagli avvocati Marcello Rambaldi e Alessio Lambertini – e Maccagnani erano stati raggiunti, lo scorso 18 luglio, da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Durante l’interrogatorio di garanzia, davanti al gip del tribunale di Ferrara, la donna aveva detto di aver agito dietro la provocazione dell’ex fidanzato, mentre l’uomo aveva riferito di essere intervenuto nella lite al bar per difendere se stesso e la donna, respingendo invece le accuse di stalking.
La prossima udienza è fissata per il 18 marzo.
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