Economia e Lavoro
23 Gennaio 2025
Il sindacato nella mattinata di ieri a Roma ha parlato del rischio di perdita di migliaia di posti di lavoro e della "distruzione di un pilastro strategico del nostro sistema industriale"

Filctem-Cgil: “Quella di Eni/Versalis non è transizione ma dismissione”

di Redazione | 3 min

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Secondo Filctem-Cgil il piano di Eni/Versalis “non è transizione ma dismissione” e per questo “la mobilitazione continua”. La scelta di chiudere anche gli ultimi due impianti di cracking a Priolo e Brindisi, dopo quelli di Porto Torres, Gela e Porto Marghera, mette a rischio anche i siti di Ferrara, Mantova e Ravenna. Il sindacato lo aveva spiegato già all’indomani dell’annuncio del piano da 2 miliardi di euro di Versalis.

Un piano che comporterebbe “la perdita di migliaia di posti di lavoro e la distruzione di un pilastro strategico del nostro sistema industriale, poiché l’80% dei prodotti della chimica viene utilizzato da altri settori. Questo esporrà l’intero apparato industriale italiano ad una ulteriore dipendenza energetica e ad una diminuzione aggiuntiva della competitività a livello globale, contribuendo ad accelerare il declino già evidente dopo 22 mesi consecutivi di calo della produzione”.

Ne hanno parlato ieri mattina a Roma il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo, il segretario generale della Filctem Cgil Marco Falcinelli, e il professore ordinario di Chimica industriale dell’Università di Bologna Francesco Basile.

“Per affrontare una vertenza di questo tipo – ha concluso la conferenza Gesmundo -, con un’azienda partecipata che opera in settori strategici e con produzioni indispensabili per tutto il sistema industriale nazionale, costruiremo tre momenti di incontro collettivi in Sicilia, in Puglia e in Emilia Romagna, in cui vogliamo coinvolgere le istituzioni locali e i parlamentari eletti sul territorio, per discutere delle conseguenze disastrose che la chiusura dei Cracking di Eni Versalis produrrebbe. Dobbiamo scongiurare che si determinino”.

Secondo Falcinelli non si tratta di “una transizione verso una produzione sostenibile, ma una dismissione che determinerà un aumento complessivo delle emissioni di CO2”. “L’Italia – spiega il segretario Filctem – sta uscendo da un mercato in crescita, condannandosi alla dipendenza estera, in un momento in cui la domanda di etilene a livello globale è in aumento del 5% annuo. Una scelta scellerata sul piano sociale, ambientale ed industriale. Senza tenere conto che l’Europa ha deciso di tassare i prodotti
importati da extra UE sulla base dell’impronta carbonica generata, producendo un aumento del loro costo che verrà scaricato sull’insieme delle imprese italiane”.

Entrambi ricordano che, “tra diretti e indotto, nei siti di Brindisi, Priolo e Ragusa sono coinvolte oltre 20 mila persone, e che a cascata sono in bilico tutti gli altri stabilimenti di Versalis e delle aziende con cui condividono il ‘condominio industriale’ a Ferrara, Ravenna, Mantova, Porto Marghera e Porto Torres”.

“Attendiamo – proseguono – la convocazione del tavolo politico annunciato dal Governo, in quell’occasione saranno presenti davanti al Mimit anche le lavoratrici e i lavoratori per difendere il loro futuro. Scelte di indirizzi di politica industriale che riguardano il Paese, come questa, non possono dipendere dalle decisioni dettate dagli interessi degli azionisti di un’azienda come Eni”.

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