Andranno entrambe a processo – davanti al collegio del tribunale di Ferrara – le dottoresse Chiara Compagno e Marcella Gennari, finite alla sbarra con le accuse – a vario titolo – di falso, truffa ai danni dello Stato, corruzione e peculato nella vicenda relativa alle finte vaccinazioni contro il Covid-19 per poter ottenere il green pass.
La decisione del gup Silvia Marini è arrivata nel pomeriggio di ieri (mercoledì 22 gennaio) dopo circa sei ore di udienza preliminare. Contestualmente, il gup ha formalizzato il patteggiamento a un anno, undici mesi e venticinque giorni di pena per Francesca Ferretti, figlia e assistente di ambulatorio della dottoressa Marcella Gennari.
Accolte quindi le richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla Procura di Ferrara. Parte civile nel procedimento sarà l’Azienda Usl di Ferrara rappresentata dall’avvocato Sabrina Di Giampietro.
A difendere Gennari e Ferretti è l’avvocato Alessandro Valenti del foro di Bologna che, se per la prima preferisce attualmente non rilasciare dichiarazioni, sulla posizione della sua seconda assistita esprime tutta la propria “soddisfazione per l’accoglimento della richiesta di patteggiamento” a cui si è arrivati su accordo di tutte le parti. Nessuna dichiarazione, invece, da parte degli avvocati Marco Linguerri e Carlo Taormina, legali difensori di Compagno.
Quattro – si diceva – le accuse mosse a vario titolo nei confronti delle due imputate a seguito delle risultanze investigative portate alla luce dall’inchiesta Red Pass che, coordinata dal pm Ciro Alberto Savino della Procura di Ferrara, è stata eseguita dagli uomini della Guardia di Finanza.
Il reato di peculato, secondo la Procura di Ferrara, sarebbe stato commesso quando le due donne, una volta in possesso del vaccino fornito dall’Usl, lo avrebbero buttato via invece di iniettarlo ai pazienti. Invece, per ciò che riguarda la corruzione, secondo il castello accusatorio, le dottoresse avrebbero intascato denaro dai pazienti (20 o 50 euro a seconda dei casi) per fingere l’inoculazione del vaccino e far loro ottenere un green pass a fronte dell’attestazione di una dose mai somministrata.
L’accusa di truffa ai danni dello Stato riguarda poi i rimborsi previsti dall’Azienda Usl per i medici di base che eseguivano le vaccinazioni anti-Covid che, quindi, sarebbero stati percepiti indebitamente dalle dottoresse avendo loro attestato in maniera falsa di aver vaccinato i loro pazienti. Infine, il reato di falso si rifà al fatto che le professioniste avrebbero dichiarato inoculazioni, falsi tamponi o esenzioni fasulle, tutte attestazioni per poter riuscire ad emettere il green pass.
Il processo inizierà il 3 luglio alle 9.30 in tribunale a Ferrara.
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