Cronaca
16 Gennaio 2025
Un avvocato ferrarese di 77 anni, inizialmente accusato di peculato, deve rispondere di truffa aggravata. Avanzata istanza per patteggiare un anno e quattro mesi di pena

Amministratore di sostegno s’intascò 160mila euro. Si va verso il patteggiamento

di Davide Soattin | 3 min

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Non più peculato, ma truffa aggravata. È l’accusa che la Procura di Ferrara ha riformulato nei confronti di un avvocato ferrarese di 77 anni, finito a processo perché – tra il 2017 e il 2018 – si sarebbe appropriato del denaro di un uomo a cui faceva da amministratore di sostegno, tramite la presentazione al giudice tutelare del tribunale di Ferrara di molteplici, ravvicinate e ‘gonfiate domande di liquidazione di compenso per attività che – a suo dire – sarebbero state necessarie per far avere la pensione al suo assistito.

La modifica del campo di imputazione da parte del pm Ciro Alberto Savino è avvenuta durante l’ultima udienza preliminare di ieri, mercoledì 15 gennaio, davanti al gup Silvia Marini del tribunale di Ferrara.

Nel frattempo, la difesa dell’imputato ha avanzato istanza di patteggiamento a un anno e quattro mesi di condanna con pena sospesa e beneficio della non menzione, che sarà formalizzata durante la prossima udienza fissata per il 19 febbraio.

Secondo gli inquirenti, l’odierno accusato avrebbe ottenuto fraudolentemente dal giudice tutelare sia l’approvazione postuma che l’autorizzazione preventiva al prelievo dal conto corrente della persona seguita, dietro la presentazione di fatture redatte in forma generica con causali che andavano dall’esame e studio della pratica, passando per conferenze telefoniche, in studio e fuori studio, fino agli incontri col Comune di Ferrara, col patronato, con l’Inps e con l’Inail.

Così facendo, relativamente alle operazioni sul conto corrente della ‘vittima’, il 77enne avrebbe ottenuto l’approvazione postuma al prelievo di 51.433,97 euro in tre tranche avvenute il 12 (10.213,83 euro), il 17 (17.509,44 euro) e 20 (23.710,70 euro) ottobre 2017 e l’autorizzazione preventiva al prelievo di 82.440,28 euro in quattro occasioni, vale a dire il 1° febbraio (21.886,80 euro), il 13 marzo (21.886,80 euro), il 10 aprile (24.805,04 euro) e l’8 giugno (12.861,64 euro) 2018.

In totale si sarebbe intascato quindi 133.874,24 euro: un compenso che, per la Procura, sarebbe assolutamente spropositato rispetto ai tariffari forensi e comunque totalmente non dovutogli in considerazione della percezione della madre del suo assistito di compensi pari a 37.000 euro per le stessa attività svolte.

Ma non solo, la lente degli inquirenti sarebbe stata messa anche su l’autorizzazione preventiva che, il 21 settembre 2018, l’attuale accusato avrebbe ottenuto in maniera fraudolenta per prelevare 30.000 euro dal conto corrente del suo assistito, dietro la giustificazione di utilizzarli poi per il rifacimento della facciata di un immobile cittadino in via della Luna, che l’avvocato avrebbe fatto passare come di proprietà della vittima, quando in realtà risultava essere intestato alla madre di lui. I lavori all’edificio però, stando alle contestazioni sollevate dal pm, non sarebbero mai stati effettuati e la somma prelevata sarebbe finita direttamente nelle tasche del 77enne oggi finito nei guai.

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