Attualità
5 Dicembre 2024
I racconti delle esperienze di Amedeo, Anna Paola, Giulia, Chiara e Lavinia. Quest'ultima: "Mi ha dato un posto dove stare, dove fare esperienza, dove aiutare ed essere aiutata”

Giornata mondiale del volontariato. L’esempio di Caritas

di Redazione | 3 min

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Oggi, 5 dicembre si celebra la 39esima Giornata mondiale del volontariato istituita dalle Nazioni Unite nel 1985 con lo scopo di riconoscere il lavoro, il tempo e le capacità dei volontari in tutto il mondo.

Caritas di Ferrara, portando alcuni esempi dei suoi volontari, fa sapere che dai dati dell’Istat emerge come il volontariato in Italia, da 10 anni a questa parte, sia in continuo calo. “Non solo – scrivono -, emerge anche uno spostamento sul mondo sportivo e più in generale del tempo libero a scapito della realtà sociale, alla povertà, alla sanità. È un volontariato che spesso punta, per chi per esempio è in pensione, a restare vicino a quello che era stato il proprio lavoro o il proprio hobby, agli interessi dei figli e nipoti, un volontariato più vicino alla famiglia e ai propri interessi rispetto alle necessità reali di una città, dove ci sono persone che mancano dell’essenziale per vivere”.

Caritas porta l’esempio di Amedeo e Anna Paola, 87 e 79 anni, marito e moglie, che donano ogni settimana il loro tempo per la mensa e l’emporio in carcere. Amedeo ha iniziato con gli scout nei primi anni ‘50, poi ha fatto il volontario, insieme alla moglie, con Amnesty International per 30 anni: “Per me è importante poter favorire qualcuno che è in difficoltà”. “È il contatto con le persone che mi è sempre piaciuto – spiega Anna Paola – il valore di quello che faccio per me è quello di sentirsi viva in mezzo al mondo, la vita è fatta di relazioni, lo scambio è importante. Penso sempre che è un caso che io sia nata in una parte più fortunata. Chi fa il volontario riceve molto di più di quello che dà”.

Concordano con Amedeo e Anna Paola anche Lavinia, 19 anni, neo diplomata ancora in cerca della sua strada universitaria, e Chiara e Giulia, 23 e 21 anni, entrambe studentesse di medicina.

Lavinia ha cercato la Caritas perché, dopo un’esperienza in Canada, voleva trovare un modo per rendersi utile: “Io sono ansiosa e venire qui ha aiutato anche me, adesso quando vedo altri che sono in difficoltà mi viene più facile cercare di calmarli. Caritas mi ha dato un posto dove stare, dove fare esperienza, dove aiutare ed essere aiutata”.

Anche Chiara e Giulia sono arrivate in Caritas dopo esperienze di volontariato sia in Italia sia all’estero: la prima in Brasile e la seconda a Lourdes. “La motivazione che mi spinge è molto semplice – racconta Chiara – per me è la cosa più naturale del mondo aiutare chi è meno fortunato di noi. Ho sempre voluto fare il medico per stare con le persone, fa parte del mio carattere. Ogni storia che sento qui per me è un valore aggiunto, mi arricchisce e spero che quello che facciamo porti un po’ di umanità alla comunità”.

“Facendo il volontario ridimensioni tutto – sottolinea Giulia – non senti più il bisogno di controllare ogni cosa, vieni qua e senti storie di chi non sa dove dormire, mangiare, come coprirsi, sono situazioni che ti fanno crescere e conoscere il mondo senza muoverti da casa. Le persone che aiuti vivono nella nostra città, ricevere vestiti e pasti caldi gli permette di vivere in un modo più dignitoso ed essere forse meno arrabbiate e più ben disposte nei confronti del mondo”.

Per tutte e tre il primo impatto con gli ospiti non è stato facile, ci sono realtà e situazioni pesanti da affrontare, ma se si è empatici e non si giudica si può fare davvero del bene facendosi del bene.

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