Riceviamo e pubblichiamo la lettera del ragazzo che, lo scorso 24 novembre, in corso Martiri della Libertà, è stato protagonista di un diverbio con l’autista del pulmino City Red Bus legato all’installazione della fermata del servizio turistico davanti alla lapide che commemora l’eccidio del Castello Estense. La missiva arriva dopo un incontro chiarificatore tra i due, avvenuta nei giorni scorsi insieme anche ai rappresentanti della sezione Anpi di Ferrara e ai vertici dell’azienda.
La notte del 15 novembre 1943, 81 anni fa, 11 uomini venivano trucidati barbaramente per mano di uno squadrone della morte repubblichino e italianissimo; ed è giusto specificarlo perché, ancora oggi, rimane la convinzione, in taluni, che la strage sia stata compiuta da tedeschi.
Non è mio compito, in questa sede, indagare i fatti del cosiddetto “Eccidio del Castello Estense” – già brillantemente studiati e spiegati dalla storica Antonella Guarnieri – bensì esporre il mio personale pensiero circa la memoria del fatto storico e chiarire la querelle emersa alcuni giorni fa in seguito al diverbio nato fra me e l’autista di City Red Bus-Ferrara.
Quando mi trovo a passare nell’attuale Corso Martiri della Libertà (al secolo Corso Roma ma, giustamente, ribattezzato in omaggio alla memoria delle vittime), cerco sempre di evitare di camminare lungo il marciapiedi che costeggia la spalletta del fossato del Castello perché, personalmente, mi sembrerebbe di camminare in faccia a qualcuno; ogni qualvolta mi trovo a pensare ai quei coraggiosi uomini che non si sono arresi al nemico invasore e al nemico connazionale e hanno continuato, nonostante tutto, a credere in un mondo migliore, libero dalle angherie degli scherani di un terribile regime dedito alla violenza e al razzismo biologico; penso poi, soprattutto, ai corpi riversi al suolo, rimasti lì un giorno intero, esposti come monito alla cittadinanza e sorvegliati a vista, senza la possibilità di aver degna sepoltura. E mi si gela il sangue a pensare che molti di loro furono prelevati direttamente dalle proprie abitazioni, e quindi dalle loro famiglie, senza farvi mai più ritorno.
Chiunque passa di lì e non sa è, com’è ovvio, giustificato; ma “potrà essere chiunque, insomma, ma non un ferrarese”.
È necessario citare Giorgio Bassani perché è stato proprio lui ad immortalare poeticamente per la prima volta questa vicenda nella sua quinta storia ferrarese, Una notte del ’43, e, in un certo senso, a consacrarla, facendola leggere e conoscere a migliaia di persone nel mondo. E’ stata poi la cinepresa di un altro ferrarese, Florestano Vancini, a immortalare nuovamente, basandosi sul racconto di Bassani, i fatti dell’Eccidio nel film La lunga notte del ’43. Impossibile, insomma, a Ferrara e zone limitrofe, non averne mai sentito parlare neanche una volta.
Quando, domenica scorsa (24 novembre), durante una passeggiata, mi sono ritrovato davanti il cartello pubblicitario posto molto vicino alla corona commemorativa (a nove giorni dalla commemorazione) e un pulmino a circa un metro dalla lapide con i nomi dei caduti, capirete bene quale possa essere stata la mia sensazione, il mio moto interno. Ho deciso di mia spontanea volontà – e non si dica poi che i giovani non hanno senso civico – di spostare il cartello giù dal marciapiedi e di avvisare l’operatrice, arrivata dopo qualche minuto. In questo primo caso ho ricevuto un riscontro positivo, cordiale e sono stato rassicurato che, con tutta probabilità, doveva trattarsi di un errore. Fin qui tutto bene. Dopo circa un’ora, ripassando di lì, ho notato che il cartello era tornato a fare compagnia alla corona ma questa volta il pulmino non c’era. Ho nuovamente spostato il cartello, questa volta in maniera tale che non recasse offesa al monumento e che non intralciasse il transito di persone e cose.
Ho poi atteso l’arrivo del pulmino con gli operatori e, avvicinandomi in un cerca di un chiarimento, ho avuto, come si è letto, un alterco con il conducente del mezzo. Com’è umano e naturale reagire nei momenti di stress psicofisico (e magari proprio durante un turno di lavoro), il conducente deve essersi sentito semplicemente messo in difficoltà sul posto di lavoro e ha deciso di reagire secondo il suo sentire in quel dato momento; anch’io mi sono scaldato e, riconosco, ho alzato i toni nell’impossibilità a poter comunicare, in quella data situazione, costruttivamente. Ma tant’è: nulla di ciò che è umano mi è estraneo. Capita a tutti di sbagliare. Ci tengo a specificare, in questa sede, ad onor del vero, che l’autista non ha avuto nessuna reazione fisica nei miei confronti; la discussione, insomma, non è mai arrivata a violenza o a una colluttazione fisica.
Dopo l’interessamento della sezione ferrarese dell’Anpi, in particolare nella persona del presidente della sezione ferrarese, e alcune testate locali, la società City Red Bus ha prontamente risposto manifestando la ferma intenzione di cercare un chiarimento e un confronto costruttivo, al fine di garantire per tutti un momento di pacifica comprensione e di attenzione al senso civico. Devo dire che il confronto, svoltosi pacificamente qualche giorno fa con un dialogo a quattr’occhi fra me, il presidente Anpi, il referente Massimo Corengia, unitamente al presidente e l’autista della società City Red Bus, ha portato ad una promessa importante: quella di non avvicinare più cartelli pubblicitari o simili alle lapidi e alle corone commemorative, in onore dei martiri ferraresi e di tutti i coloro i quali hanno combattuto e sono morti per donarci la Libertà di cui oggi godiamo; ed è questo un dono non scontato da tramandare e custodire per noi stessi e per i posteri.
Di più: da questa esperienza è nata la promessa da parte di entrambe le parti di collaborare, in futuro, nella realizzazione di progetti destinati a far conoscere la storia locale del XX secolo, in particolare sulle vicende legate alla Resistenza, all’antifascismo e alla Seconda Guerra Mondiale (e chi meglio del poeta e scrittore Giorgio Bassani può essere utile e significativo per lo scopo?).
Ringrazio tutti coloro che si sono interessati, più o meno direttamente, alla vicenda e ringrazio in particolare Anpi Ferrara e City Red Bus per la disponibilità al chiarimento, al dialogo democratico e civile, anche questi non scontati al giorno d’oggi.
Grazie e viva la Libertà, la Democrazia e Ferrara!
Un giovane ferrarese antifascista
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