Economia e Lavoro
2 Dicembre 2024
Il sindacalista chiede anche allo Stato di "intervenire per trasformare questo territorio in un modello europeo di innovazione, sostenibilità e occupazione"

Boldrini (Filctem) a Eni: “Fatti, non parole”

di Redazione | 2 min

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“Sono il futuro della chimica sostenibile e della transizione ecologica. Eppure, senza investimenti adeguati e una strategia industriale chiara il Petrolchimico rischia di diventare un’altra cattedrale nel deserto”. A parlare, dal palco dello sciopero generale di Cgil e Uil di piazza Maggiore, è Andrea Boldrini, rsu Filctem Cgil al Petrolchimico di Ferrara. Uno spazio dove convivono diverse imprese e che rischia di essere pesante colpito dal nuovo piano industriale di Eni.

Eni che, secondo Boldrini, da “partecipata dello Stato, dovrebbe essere il faro della transizione ecologica, ma cosa sta facendo?”

“Riduce il personale – dice -. Chiude impianti, disinveste. Questo non è un piano industriale, è una ritirata”.

Una ritirata fatta di tagli, “e ogni taglio non è solamente un danno ai lavoratori e alle loro famiglie, è un danno al Paese”.

Lo scorso ottobre Eni aveva presentato un piano che prevede due miliardi di investimenti e la riduzione delle emissioni per un milione di tonnellate di CO2. Una notizia che, stando al comunicato dell’azienda poteva sembrare buona, mentre fin da subito i sindacati sono stati molto scettici con le scelte fatte.

Uno scetticismo che si è sentito soprattutto a Ferrara visto che la chiusura dei cracking di Priolo e Brindisi rischia di colpire pesantemente lo stabilimento di Versalis presso il petrolchimico e potrebbe avere ripercussioni anche su Basell.

“Chiediamo – dice invece Boldrini – a Eni di smettere di usare la retorica della sostenibilità come una facciata. Vogliamo fatti, non parole”. Mentre lo “Stato deve intervenire per trasformare questo territorio in un modello europeo di innovazione, sostenibilità e occupazione”.

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