Economia e Lavoro
2 Dicembre 2024
Dal palco dello sciopero generale di Uil e Cgil in piazza Maggiore la sindacalista si concentra su quel 20% di italiani che vivono in uno stato di disagio economico e sociale

Tuffanelli (Uil): “Tassate i ricchi non sempre i poveri”

di Redazione | 2 min

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Dal palco di piazza Maggiore a Bologna, durante lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil, ha parlato anche Alessandra Tuffanelli, delegata Uil a Ferrara Tua. “Io – esordisce – volevo parlarvi di povertà, mi discosto un po’ dal mio settore ma ci tenevo”.

Tuffanelli ricorda i “dati pubblicati dalla Caritas” con “due milioni e mezzo di italiani che vivono in stato di povertà assoluta”. “Assoluta – rimarca – vuol dire: ‘Non ho da mangiare'”.

Oltre a questi “affiancano altri 9,5 milioni che vivono in stato di povertà relativa: ‘Mangio, ma non ho tutto quello che mi serve per vivere'”.

Si tratta del 20% degli italiani: “Un italiano su cinque vive uno stato di grave disagio sociale ed economico. Su questo bisogna intervenire, a questo servono le manovre, non quello che farà questa manovra”.

Una manovra che secondo i sindacati non redistribuisce la ricchezza aiutando le face più deboli e che non propone politiche industriali utili al rilancio del paese.

“Questa povertà – prosegue Tuffanelli – è un trend che va sempre aumentando. Aumenta la forbice, i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Nel 2019 le 30 persone più ricche d’Italia possedevano 139 miliardi, oggi le stesse persone ne posseggono 235,  con un aumento del 62%”.

La soluzione, secondo la sindacalista, “è stato sociale, politiche pubbliche mirate ai cittadini in stato di difficoltà”. Politiche che garantiscano “i loro diritti” seguendo il principio dell’articolo 53 della Costituzione: “Chi ha tanto dà tanto, chi ha poco dà poco, chi non ha niente non dà niente”.

Un principio insegnatole dal padre, nato poverissimo, nella fascia che oggi potrebbe essere quella di quei 2,5 milioni di persone che vivono in povertà assoluta e non hanno da mangiare.

“Io amo lo stato – le diceva suo padre – perché mi ha permesso di stare bene e di avere un futuro per me e per i miei figli”.

Oggi però questo principio non funzionerebbe più “perché la manovra (finanziaria, ndr) non porta a questo tipo di risultati” e “i giovani di oggi se lo sognano l’ascensore sociale”.

“Lo Stato sociale – spiega – funziona se applichiamo due principi: uno se i soldi li va a prendere a chi li ha, non ai poveracci; secondo, devi redistribuirli secondo giusti criteri di equità e giustizia sociale”.

“Tassate questi – conclude riferendosi ai ricchi -, non sempre i soliti poveri sfigati”.

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