Servirà una ulteriore indagine psichiatrica per valutare le dichiarazioni di una ragazzina di 14 anni che accusa il padre 53enne di violenza sessuale.
Il caso è scoppiato nella primavera di quest’anno, quando la parte offesa inizia a confidare di ricevere da tempo particolari attenzioni dal genitore. Prima parla con le amiche. Poi con il fidanzato. Poi con la madre e infine con una professoressa.
È l’insegnante a raccogliere il peso della cofidenza e a far intervenire la psicologa dell’istituto scolastico. Da qui la notizia di reato inviata alla procura e le successive indagini della Squadra mobile della questura di Ferrara che porteranno il padre a finire imputato per violenza sessuale aggravata dal legame parentale.
Secondo l’accusa l’uomo, difeso dall’avvocato Filippo Sabbatani, avrebbe avuto attenzioni eccessive nei confronti della figlia, facendola oggetto di palpeggiamenti e di commenti sul suo corpo. Il capo di imputazione descrive quattro episodi facendoli risalire al periodo tra dicembre 2023 e marzo 2024. Di fronte agli atteggiamenti del genitore la figlia afferma di aver fatto notare il fastidio che le procuravano, ricevendo come risposta “sono tuo padre e faccio quello che voglio”.
In sede processuale il gip Andrea Migliorelli aveva chiesto una perizia alla psicologa Paola Barbiero. A lei il compito di valutare l’attendibilità e la genuinità delle dichiarazioni della minore.
Secondo la professionista la ragazzina – assistita in giudizio dall’avvocata Angela Natati – non sarebbe attendibile e sarebbe invece suggestionabile dall’ambiente che la circonda.
Partendo da queste osservazioni ieri (martedì 26 novembre, il giudice ha voluto sentire in udienza protetta la 14enne davanti agli avvocati di parte (l’avvocato Filippo Sabbatani per la difesa) e la pm Sveva Insalata.
Da quanto si apprende la giovane avrebbe parlato per circa un’ora e mezza, ricordando con lucidità le presunte molestie subite con tanto di data esatta per ogni episodio.
L’esame della parte offesa ha spinto il giudice ha chiedere un supplemento di perizia alla psicologa, per capire se, alla luce della deposizione resa in sede protetta, la consulente si fosse fatta un’idea diversa, o integrativa, rispetto alle sue conclusioni.
Conclusioni che verranno entro 30 giorni. La psicologa verrà sentita invece in aula a fine febbraio.
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