I difensori di Vittorio Sgarbi, il professore Alfonso Furgiuele e l’avvocato Giampaolo Cicconi, intervengono sull’inchiesta congiunta de Il Fatto Quotidiano e Report, affermando che “con riguardo alle ipotesi accusatorie prospettate dalle Procure di Macerata ed Imperia, vanno rispettati il lavoro e le funzioni dei magistrati e pertanto la sola difesa che s’intende sostenere in questa fase è quella, “garantita”, davanti all’autorità giudiziaria e non in televisione dove, in nome degli indici di ascolto, i fatti possono essere sostituiti da sospetti, allusioni e ricostruzioni, peraltro spesso operate sulla base di fonti non sempre affidabili e adeguatamente verificate”.
I legali fanno sapere di esser stati loro a suggerire a Sgarbi di “non sottoporsi ad un irrituale processo “spettacolo” (più che mediatico), al fine di non legittimarlo”.
“Disapproviamo e stigmatizziamo – dichiarano ancora gli avvocati – la condotta di giornalisti che, con modalità discutibili e finalità palesemente di spettacolo, vorrebbero sostituirsi all’autorità giudiziaria e “processare” il prof. Sgarbi in maniera sommaria. Cioè in totale assenza delle peculiari regole del codice di procedura penale che, essendo ispirate ai principi cardine della nostra Costituzione, sole garantiscono ai cittadini imputati – presunti non colpevoli fino alla sentenza di condanna definitiva – un “giusto processo” ed alla collettività l’affidabilità dell’accertamento dei fatti; esclusivamente all’esito del quale sarebbero consentiti commenti e giudizi”.
Furgiuele e Cicconi concludono dicendo di ritenere “estremamente gravi ed emblematici delle finalità perseguite e dei metodi d’inchiesta adoperati comportamenti di taluni giornalisti che, con pervicace insistenza e prevaricazione (anche fisica) reiteratamente molestano Vittorio Sgarbi per indurlo a rispondere alle loro domande ed a reagire alle loro provocazioni, così compiendo condotte che, condizionando le sue abitudini di vita, potrebbero anche integrare fattispecie penalmente rilevanti”.
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