Economia e Lavoro
12 Novembre 2024
De Palma (Fiom) si rivolge al ministro Urso: “Il problema non è prendere tempo, il problema è fermare la bomba ad orologeria dei licenziamenti”

Sciopero Berco. Duemila persone in corteo

(Foto di Giori)
di Redazione | 7 min

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di Riccardo Giori

Copparo. Lavoratori, famiglie, studenti, commercianti, istituzioni. Più di duemila persone hanno partecipato alla manifestazione tenutasi davanti alla Berco di Copparo a seguito dello sciopero di otto ore organizzato dalle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil.

Una mobilitazione alla quale è seguito un corteo che dai cancelli dello stabilimento ha raggiunto Piazza del Popolo per gli interventi istituzionali, dei delegati sindacali sindacali di imprese del territorio e dei segretari nazionali tra cui Ferdinando Uliano (Fim-Cisl), Rocco Palombella (Uilm-Uil) e Michele de Palma (Fiom-Cgil). Un marcia ordinata ma rumorosa e soprattutto arrabbiata, come testimoniavano le facce scure di chi intravede una bomba sociale pronta ad esplodere anche a seguito dell’esito del recente incontro tra vertici aziendali e sindacati.

Presenti al corteo anche Don Francesco Viali che ha portato un messaggio di solidarietà da parte dell’arcivescovo di Ferrara Monsignor Perego, il sindaco di Castelfranco Veneto e diversi rappresentanti dei comuni tra cui Ferrara, Portomaggiore, Masi Torello, Lagosanto, Cento, oltre al sindaco di Ravenna e candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, Michele de Pascale e la candidata civica sostenuta dal centrodestra, Elena Ugolini.

Il primo a parlare è il sindaco di Copparo, Fabrizio Pagnoni, che grida al pubblico: “lo sappiamo benissimo, perché lo leggiamo e soprattutto lo viviamo tutti i giorni, che il nostro territorio sta attraversando un momento di crisi importante e le previsioni relative alle prossime settimane e ai prossimi mesi purtroppo non ci stanno dicendo che la situazione non migliorerà a breve, anzi, probabilmente peggiorerà. Ma noi non possiamo permettere che continui i leitmotiv secondo cui le crisi aziendali si risolvono solo ed esclusivamente scaricando un suo personale dipendente. Un territorio dove si perde il lavoro, il reinserimento in loco, è un miraggio. E’ inutile che ci prendiamo in giro, è un miraggio. E noi da tutta questa situazione dobbiamo uscirne tutti insieme e non ci possiamo permettere di lasciare indietro nessuno, neanche uno. Nessuno deve pagare. Nessuno”.

Pagnoni estrae dalle tasche una copia della Costituzione italiana e agitandola in aria conclude: “noi siamo quelli che crediamo in questa Carta. I nostri nonni, i nostri genitori sono morti per questa Carta. E cosa c’è scritto nell’articolo numero uno? Che l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Ma sul lavoro, non sulla cassa integrazione, non sui contratti di solidarietà, non su una delocalizzazione selvaggia con cui ti dicono stai a casa perché produrre da un’altra parte ci costa di meno. E io vi invito a essere davvero tutti uniti al nostro fianco perché oggi ci siamo noi ma domani potrebbe esserci qualcun altro. E stiamo parlando della sopravvivenza di un intero territorio perché le nostre lavoratrici, i nostri lavoratori rappresentano il nostro territorio, il futuro di quei 400 bambini che frequentano questa scuola qui in parte”.

Non è da meno l’intervento dell’assessore regionale al lavoro e allo sviluppo economico Vincenzo Colla, che rivolgendosi ai rappresentanti sindacali dice: “questo di oggi è un messaggio molto importante, state tenendo una mobilitazione di dignità, di qualità e non la fate solo per voi, lo fate per questo territorio, lo fate per questa gente, se non c’è più il posto di lavoro non è che andiamo nei negozi, non è che paghiamo i mutui, non è che facciamo l’università ai nostri ragazzi, crolla un intero territorio”.

E in relazione al prossimo incontro che Colla terrà insieme al ministro Urso aggiunge “la vostra lotta non è solo una lotta che si ferma qui, siete all’onor del mondo, e noi per quanto ci riguarda non vi lasceremo mai soli, e insieme alle vostre organizzazioni sindacali staremo al tavolo per cambiare la testa e la volontà di un gruppo internazionale che fa 50 miliardi di fatturato e ha 100.000 dipendenti, e non far crollare un territorio di tale portata”.

In corteo anche Alessandro Balboni, presidente provinciale di Fratelli d’Italia e vicesindaco di Ferrara, insieme ai candidati alle elezioni regionali Manuela Rescazzi e Fausto Giannella.: “Esprimo piena solidarietà e vicinanza a tutti i lavoratori impiegati nel settore metalmeccanico. È giusto e doveroso essere al fianco agli operai di un settore che sta vivendo un momento di grave difficoltà. La politica ha il dovere di fare fronte comune mettendo a parte le proprie differenze per trovare una soluzione”. Ma è anche “il momento che ThyssenKrupp rimetta al centro gli operai e il loro lavoro, smettendo di concentrarsi unicamente sul profitto“.

Lo stesso vale per Nicola Minarelli, segretario provinciale del Pd, assieme ai candidati in Assemblea Legislativa Enrico Bassi, Carlotta Gaiani, Paolo Calvano e Marcella Zappaterra: “il gioco di squadra è la cifra con cui il Pd si vuole confrontare per garantire lavoro e dignità del lavoro, messi alla dura prova soprattutto nella nostra provincia e nel settore metalmeccanico”.

A prendere posto sul palco poi è Igor Bergamini, Rsu Fiom-Cgil in Berco che in riferimento ai commercianti copparesi che per tutta la mattinata hanno tenuto le saracinesche abbassate in segno di solidarietà: “non si può parlare di 480 licenziamenti su 1.200 persone, sono il 40% della forza lavoro. Se a noi ci mettete a casa, chi lavora, chi produce, chi riesce a fare l’economia di queste 480 famiglie? Con cosa campano? Ci sono nella provincia di Ferrara più o meno 10.000 metalmeccanici, oltre 3.000 solo in cassa integrazione. Se va in cortocircuito un’economia così grande, non dura più nessuno. Ed è per quello che i commercianti sono qui con noi, ed è per quello che i commercianti assieme a noi stanno facendo questa battaglia. Perché non è una battaglia solo del territorio, non è una battaglia solo dei lavoratori, è una battaglia di tutti. Dobbiamo lavorare per vivere, non lavorare per morire!”.

Bergamini usa parole dure anche quando prospetta un ritorno al lavoro agricolo se nel territorio tutte le industrie presenti continueranno a licenziare e a chiudere: “i nostri genitori magari hanno lavorato in campagna, ma poi dalla campagna si andava nell’industria, che era quella che faceva la differenza sul territorio. Oggi non si può pensare di tornare indietro, bisogna andare avanti. Servono delle politiche industriali, politiche industriali del territorio, politiche industriali nazionali, politiche nazionali europee”.

Ma non è solo la Berco ad essere nel mirino del licenziamenti, a ricordarlo è Jennifer Pavani, Rsu Uilm della Rexnord Tollok di Masi Torello che dal palco avverte: “quello che sta succedendo alla ex Tollok e alla Berco è solo la punta dell’iceberg di un problema che riguarda l’intera provincia di Ferrara e, più in generale, il settore metalmeccanico. L’intero comparto è minacciato dalle scelte di multinazionali che in nome del profitto cercano di portare il lavoro altrove, in paesi dove non ci sono regole, dove la sicurezza sul lavoro è inesistente, dove si sfrutta il lavoro minorile e dove si utilizzano energie che inquinano senza limiti”.

E aggiunge: “eppure qui abbiamo le competenze, l’esperienza, le persone giuste per produrre in modo sicuro, sostenibile e rispettoso dell’ambiente. Possiamo davvero diventare la versione migliore di noi stessi, lavorando in sicurezza e con energie rinnovabili”.

Durissime anche le parole di Michele De Palma, segretario generale Fiom, a chiudere la manifestazione: “Nel racconto delle delegate e dei delegati che sono intervenuti stamattina c’è un tratto comune, ogni volta la stessa scena, ti fanno una telefonata e ti convocano, ti scrivono una PEC o ti mandano un SMS, qualche altra volta hanno licenziato addirittura tramite Whatsapp. Sono dei vigliacchi! Ma ci vuole proprio un bel coraggio. Prima almeno ti mandavano qualcuno che era capace di negoziare, ti mandavano qualcuno che perlomeno conosceva quali erano le leggi di questo Paese. Ma non vi fate ingannare. Non è che ci hanno messo gente che non capisce niente perché quelli lì sono inetti. E’ una scelta precisa quella che hanno fatto. Ti mettono quelli che non capiscono nulla o che fan finta di non capire nulla per non consentirti la trattativa! Questo modo di amministrare le aziende non ha nulla a che fare con la responsabilità sociale dell’impresa”.

E rivolgendosi al ministro delle imprese e del made in Italy aggiunge: “è per questo che lo dico al ministro Urso. Il problema non è prendere tempo, il problema è fermare la bomba ad orologeria dei licenziamenti, caro ministro”.

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