di Federica Pezzoli
Gioia, vitalità e un’energia contagiosa che fa uscire da teatro con la voglia di ballare: è la Parsons Dance Company, di nuovo in Italia dopo due anni di assenza. E come era stato nel 2022 – il tour che ha segnato il ritorno sulle scene dopo lo stop forzato dovuto alla pandemia – fra le date italiane c’è anche il Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara, che sabato 9 e domenica 10 novembre ha ospitato la compagnia e il suo nuovo programma.
Si intitola “Balance of Power”, ma la forza della Parsons Dance Company è tutt’altro che equilibrata e ha travolto festosamente il pubblico in sala e sui palchi. Il ritmo è da subito altissimo e coinvolgente con “Juke”, una delle due nuove coreografie targate 2024 in programma. Commissionato a Jamar Roberts, già ballerino dell’American Dance Theatre e ora coreografo residente per la compagnia di Parsons, “Juke” è un omaggio a “Spanish Key” del leggendario jazzista Miles Davis e agli anni Settanta, ben riconoscibili nelle frange dei costumi indossati dai ballerini e nelle luci psichedeliche di Howell Binkley.
Si prosegue poi con l’assolo “Takedeme” uno dei pezzi ‘classici’ del vastissimo repertorio della Parsons Dance Company, creato nel 1996 da Robert Battle, quando lui stesso era membro della compagnia. Zoey Anderson, vestita di rosso sgargiante, grazie alla sua impressionante atleticità e alla sua grande presenza
scenica riesce a valorizzare al meglio le caratteristiche di questa frenetica coreografia che decostruisce la danza indiana Kathak, con i movimenti che imitano le sillabe ritmiche vocalizzate della partitura sincopata di Sheila Chandra, cantante indiana di origine britannica.
Naturalmente non poteva mancare poi l’iconico “Caught”, interpretato in ciascuna replica da un componente diverso della compagnia per il grande sforzo atletico che comporta. Creato nel 1982 e diventato una vera e propria pietra miliare nel repertorio della Parsons Dance Company, non a caso sabato sera è stato uno dei pezzi più applauditi. Sulle note di “Let the Power Fall”; di Robert Fripp, la combinazione delle luci stroboscopiche e dei potenti ed esplosivi salti di Megan Garcia ha creato un effetto mozzafiato, con la danzatrice sospesa a mezz’aria come in una serie di istantanee fotografiche.
“The shape of us” è invece l’ultima creazione dello stesso David Parsons: un viaggio dall’alienazione alla connessione, nel quale i performer prima a coppie e poi insieme, si esplorano scoprendo la reciproca bellezza e i loro legami comunitari.
La serata si è conclusa con “Whirlaway”, un’altra delle coreografie del repertorio della compagnia, nata nel 2014 per celebrare Allen Toussaint, il fenomeno musicale di New Orleans. Un’esplosione di colore e voglia di ballare, su note che spaziano dal rock al blues, passando per tutta la gamma del jazz: la coreografia è un continuo alternarsi di assoli, passi a due, a tre, a sei, con coppie che si rimescolano continuamente e passaggi d’insieme. Questa in fondo è la cifra di Parsons Dance Company: una danza giocosa e coinvolgente, esplosiva, a tratti acrobatica, eseguita da performer in sintonia perfetta fra loro e in grado di valorizzarsi a vicenda.
È il carisma di questi dieci magnifici interpreti – Zoey Anderson, Megan Garcia, Téa Pérez, Luke Romanzi, Joseph Cyranksi, Justine Delius, Joanne Hwang, Luke Biddinger, Emerson Earnshaw, Odin Immanuel Brock – e la loro capacità di comunicare la propria gioia di danzare a rendere difficile per gli spettatori rimanere seduti in platea e sui palchi.
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