L’omelia dell’arcivescovo Gian Carlo Perego alla messa in Cattedrale alle 11.30, in occasione della Giornata del Ringraziamento, ricorrenza istituita per ringraziare del raccolto avuto durante l’anno dagli agricoltori.
Cari agricoltori, cari fratelli e sorelle, in questa Domenica le Chiese in Italia celebrano la Giornata del ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro umano, con a tema un motivo di speranza: l’impegno “per un’agricoltura più sostenibile”.
E’ una giornata che si celebra dall’Anno Santo 1950 e che ci prepara al prossimo Anno Santo 2025. Non è un caso che questa Giornata sia nata durante il Giubileo, perché ogni Giubileo, anche il prossimo che vivremo, richiama il tema che la terra è di tutti e tutti siamo chiamati a curarla e rispettarla come dono di Dio, con il nostro lavoro e con gesti di condivisione e di gratuità.
Il tema della Giornata del ringraziamento di quest’anno riprende la virtù della speranza, che guida il prossimo Giubileo e che chiede nel lavoro della terra un’agricoltura più sostenibile, in un momento in cui – scrivono i Vescovi italiani nel loro messaggio – “la preoccupazione è crescente per uno sfruttamento che mette a rischio l’agricoltura e la vita delle persone”. Ci mettiamo in ascolto della parola di Dio, parola di speranza. La pagina del libro dei Re che abbiamo ascoltato ci ripropone un dialogo tra il profeta Elia e una vedova sola con suo figlio. Il profeta chiede alla vedova una brocca d’acqua e un pezzo di pane. La vedova, povera, accetta di usare quel poco di farina e olio che ha per fare un pane al profeta, nella certezza che questo sarà per lei la fine della sua vita, perché non avrà più nulla. Ma il profeta premia il dono della vedova, dicendo che Dio non farà esaurire la sua farina e il suo olio per diversi giorni. Il dono genera ancora più doni.
Gli uomini e le donne che lavorano la terra sono abituati ai doni dei frutti del loro lavoro, perché sanno che tutto nella creazione è dono di Dio. “La creazione è il dono – ricordano i Vescovi italiani nel loro Messaggio. Dobbiamo ringraziare per quanto abbiamo ereditato e comprendere quanto questo sia prezioso, soprattutto di fronte agli effetti drammatici della crisi ecologica”, di cui abbiamo avuto un esempio grave in Spagna nelle scorse settimane, con decine di vittime, ma anche nella nostra Regione. La pagina della lettera agli Ebrei presenta Gesù Cristo come dono del Padre per il perdono e la salvezza di tutti gli uomini. Un dono che ha il segno più alto nella Croce e che si ripete ogni volto che celebriamo l’Eucaristia, sacramento del dono. Anche la terra è un dono che ci è stato consegnato e che “la cultura agricola ha sempre considerata preziosa, senza mai essere impoverita pregiudicando l’uso futuro”.
Ogni progettualità in agricoltura deve essere sostenibile, affinchè sia salvaguardata l’attività agricola, fermato il consumo del suolo, e promossa la tutela del lavoro delle nuove generazioni. La pagina evangelica di Marco ci ricorda che ogni nostra attività deve sempre essere guidata dall’umiltà, senza esibirsi, non guidata dalla brama del denaro, dell’avere di più. E’ sempre il dono che conta, come quello della vedova povera, che dona tutto. Troppe volte anche nell’uso della terra c’è chi vuole avere il massimo, rischiando anche di usare mezzi e sostanze che, a lungo andare, avvelenano la terra e diventano un pericolo per le stesse persone, oltre che per la flora e la fauna.
Nell’enciclica Laudato si Papa Francesco ci ha ricordato che, ad esempio, “molti uccelli e insetti che si estinguono a motivo dei pesticidi tossici creati dalla tecnologia, sono utili alla stessa agricoltura, e la loro scomparsa dovrà essere compensata con un altro intervento tecnologico che probabilmente porterà nuovi effetti nocivi” (L.S.34). Dobbiamo accompagnare il lavoro agricolo con un lavoro educativo che aiuti a ridurre sprechi e consumi, riscoprendo – scrivono i Vescovi italiani – “le potenzialità delle comunità locali e salvaguardando le conoscenze tradizionali, e denunciando la insostenibilità ambientale e sociale di tanta agricoltura industriale, un agrobusiness che rischia di uccidere non solo l’agricoltura familiare, ma anche le comunità”.
Al tempo stesso, come ricorda l’enciclica Laudato si, “dobbiamo lavorare, soprattutto le grandi organizzazioni agricole, per arrivare a “un consenso mondiale che porti, ad esempio, a programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata, a sviluppare forme rinnovabili e poco inquinanti di energia, a incentivare una maggiore efficienza energetica, a promuovere una gestione più adeguata delle risorse forestali e marine, ad assicurare a tutti l’accesso all’acqua potabile” (L.S. 164).
Il nostro Paese, anche il nostro territorio ferrarese è “un laboratorio ideale, per diversità di ambienti e condizioni socio economiche, per sperimentare vie nuove nelle tante forme di agricoltura”.
Cari agricoltori, cari fratelli e sorelle, mentre ringraziamo il Signore, chiediamo a Lui di accompagnarci in questo nuovo anno, a partire da questo autunno, tempo in cui le piogge hanno allungato i tempi della semina. Alla preghiera, animati dalla speranza cristiana, uniamo un impegno comune e responsabile per una agricoltura sostenibile che dia pane e salute a tutti.
Così sia.
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