A Ferrara serve un piano di reindustrializzazione
Massimo Buriani e Davide Nanni (Pd) intervengono sulla crisi industriale che sta investendo l'Italia e ancor di più Ferrara
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Dopo la Resistenza ora anche l’associazione Cittadini del mondo perde la sua sede per volontà del nostro sindaco di Ferrara, Alan Fabbri e della sua giunta. Colui che ama definirsi ‘il Sindaco di tutti’
Terza corsia della A13, Zls e polemiche con la Regione per la nuova romea. Ieri (9 maggio) il sottosegretario al Ministero delle infrastrutture e trasporti, Tullio Ferrante, ha tenuto un colloquio con le principali associazioni di categoria del territorio estense alla Camera di Commercio di Ferrara-Ravenna
Il Tribunale di Ferrara ha disposto il blocco immediato dei lavori edilizi in corso nell’area di via Favero/via Serao, a seguito del riconoscimento dell’esistenza di una servitù di passaggio gravante sul terreno oggetto dell’intervento
In occasione della Giornata dell’Europa, i gruppi di maggioranza dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna si fanno sentire contro la drammatica crisi umanitaria nella Striscia di Gaza
Quali informazioni ha il ministro Gilberto Pichetto Fratin e quali sono le sue valutazioni sul piano di decarbonizzazione e transizione energetica di Eni in relazione al piano industriale presentato nei giorni scorsi? Lo chiede in un question time alla Camera Luigi Marattin.
Il deputato ex Italia Viva fa presente che il piano che riguarda Versalis, la società chimica del gruppo, prevede investimenti per circa 2 miliardi di euro nei prossimi 5 anni, ma anche la chiusura degli impianti di cracking a Brindisi e a Priolo – gli ultimi due rimasti -, e del polietilene a Ragusa.
L’azienda, partecipata al 30% dallo Stato, intende realizzare, al loro posto, “impianti industriali coerenti con la transizione energetica e la decarbonizzazione dei vari siti industriali, nell’ambito della chimica sostenibile, ma anche della bioraffinazione e dell’accumulo di energia”.
L’obiettivo annunciato è di tagliare le emissioni per circa 1 milione di tonnellate di CO2e, il 40% di quelle relative agli impianti italiani. Il progetto è stato immediatamente contestato dai sindacati, secondo i quali “uscire totalmente dalla petrolchimica, cioè la chimica di base, è un errore. L’Eni da produttore si trasforma in trader, privandosi di una tecnologia che forse è vecchia, forse può essere ammodernata e migliorata, ma certamente non dismessa, rendendoci dipendenti dall’estero in un settore chiave”.
Eni al contempo afferma che “al termine del processo di vi sarà un impatto positivo dal punto di vista occupazionale, contrastando le inevitabili conseguenze negative che la crisi strutturale e consolidata del settore a livello europeo avrebbe in questo ambito”.
Marattin chiede quindi al titolare del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica notizie in merito ai tre stabilimenti che verranno chiusi, “anche in considerazione della riqualificazione dei siti industriali, dell’impatto occupazionale e del fatto che comunque gli stabilimenti di Ferrara, Ravenna e Mantova dovranno essere riforniti di etilene da paesi che non offrono garanzie su emissioni ambientalmente dannose”.
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