Si asterranno dal lavoro anche gli autoferrotranvieri ferraresi l’8 novembre, data scelta per lo sciopero nazionale del trasporto pubblico locale di 24 ore (senza il rispetto delle fasce di garanzia) indetto dai sindacati Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Autoferro.
Uno sciopero “contro la mancanza di risorse e di programmazione che genera disservizi a tutti i cittadini, contro l’inadeguatezza del servizio pubblico e la carenza di personale, contro la riduzione dei salari e l’aumento dei costi del servizio, ma anche contro le continue aggressioni al personale”.
“Siamo consapevoli dei disagi che ci saranno il giorno dello sciopero – spiegano i sindacati rivolgendosi agli utenti – ma è lo stato in cui versa il settore che crea disagio ai cittadini ogni giorno, tutti i giorni”.
I sindacati, unitariamente, hanno proclamato lo sciopero nazionale per il rinnovo del contratto nazionale, oltre che per “ottenere migliori condizioni di lavoro e per promuovere una profonda riforma del settore, che possa garantire un servizio pubblico di qualità da offrire alla cittadinanza, anche in linea con gli obiettivi di sostenibilità ambientale”. “Il nostro obiettivo – dicono – è trovare soluzioni per i lavoratori e le lavoratrici del settore e rispondere al bisogno di mobilità pubblica della cittadinanza. Quando ciò viene reso impossibile non dalle nostre rivendicazioni, ma dal disinteresse delle istituzioni e dall’inadeguatezza delle controparti, lo sciopero rimane l’unico strumento legittimo per far sentire la nostra voce”.
A quanto pare, sarà una giornata intera di trasporto pubblico in tilt, ma la responsabilità – precisano le organizzazioni sindacali di categoria – “risiede nello scarso interesse per il Trasporto Pubblico Locale dimostrato nel tempo dai Governi e dalle Associazioni Datoriali che rappresentano le imprese”. “Dal 2010 – spiegano in una lettera aperta all’utenza – il sistema di finanziamento del settore, erogato attraverso il Fondo Nazionale del Trasporto Pubblico Locale, ha subito ingenti tagli oltre ai mancati adeguamenti al tasso di inflazione. Per parte loro, le Regioni, se non con rare eccezioni, non hanno finanziato i trasporti pubblici, né sono intervenute con mirate politiche di settore. Abbiamo assistito alla riduzione dei servizi e al decremento del potere d’acquisto dei salari, al peggioramento delle condizioni lavorative e all’aumento esponenziale delle aggressioni al personale front-line: per questi motivi la contrazione di personale operativo è in continuo peggioramento, producendo una carenza tra il 10% ed il 15% del personale necessario. Si stima che manchino più di 10.000 autisti per garantire non solo il servizio programmato, ma anche quello minimo essenziale”.
“Davanti a tutto ciò – concludono – le Associazioni Datoriali hanno dimostrato di essere incapaci di progettare e investire nel futuro del settore e le imprese di produrre piani industriali di prospettiva, persistendo nella miope finalità di richiedere aumenti di produttività, flessibilità normative e diminuzione di costi, che comporterebbero solo un ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro. La nostra è una legittima vertenza che si compone di proposte di buon senso, in linea con le esigenze del mondo del lavoro e della cittadinanza. Pertanto, la politica, le istituzioni, il Governo e le controparti datoriali facciano seriamente la loro parte per il rinnovo contrattuale e per avviare una riforma complessiva di tutto il settore”.
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