È toccato alle difese di Edoardo Caselli, Cesare Franchi e Alessandro Barca, i tre presunti ‘burattini’ dell’inchiesta relativa al presunto giro di mazzette all’interno della motorizzazione civile di via Canapa, parlare ieri (venerdì 25 ottobre) in aula, durante l’udienza preliminare del processo nato dalla maxi-operazione Ghost Inspections che, dietro il coordinamento della Procura di Ferrara, a ottobre 2020, fu eseguita dagli uomini della Guardia di Finanza e della Polizia Stradale.
Secondo l’impianto accusatorio, Barca – titolare della ‘All Service Srl’ – avrebbe fatto da intermediario tra le società di autotrasporto e i due ingegneri della motorizzazione Caselli e Franchi che, per l’accusa, avrebbero preso mazzette per attestare false revisioni di mezzi pesanti, ricoprendo quindi il ruolo di ‘burattinai’ di un sistema che aveva le proprie basi a Ferrara, ma che era stato scoperto nel pieno dell’emergenza Covid col controllo di un camion da parte della Polizia Stradale in provincia di Ravenna a cui era seguito, poco dopo, lo strano caso di un camionista che si era fermato per la nottata trovando, il mattino dopo, il mezzo “magicamente” revisionato.
Tutti e tre hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato.
Nella sua requisitoria, il pm Andrea Maggioni aveva chiesto 8 anni di condanna per Franchi, difeso dall’avvocato Alberto Bova che ieri, durante la propria arringa, ha chiesto la riduzione della pena, fino a contenerla nei limiti della sospensione condizionale, dal momento che il suo assistito sin da subito, da reo confesso, ha chiarito la propria posizione. Il legale ha inoltre aggiunto che quei soldi che la Procura di Ferrara gli contesta di essersi intascato non sarebbero altro che “regalie di poco conto“.
Un aspetto, quest’ultimo, su cui ha insistito anche l’avvocato Ciriaco Minichiello, difensore di Caselli, per cui sono stati chiesti 5 anni. “Il mio assistito è stato trattato come un volgare delinquente. Dopo trentanove onorevolissimi anni di servizio, senza sanzioni disciplinari e trasferimenti, si è visto arrestare a Frosinone. Prima si è fatto quindici giorni di carcere, da cui è uscito fisicamente provato, poi tre mesi di arresti domiciliari con delle gravissime imputazioni iniziali”.
“Come se non bastasse – aggiunge il legale – è stato messo alla gogna, dipinto da Procura e stampa come un delinquente incallito, a capo di un sistema corruttivo rodato, che aveva come scopo quello di attestare false revisioni dietro lauti compensi di denaro. Lo hanno sottoposto a sette mesi di intercettazioni telefoniche che, a mio avviso, sono inutilizzabili perché non sono stati redatti i brogliacci e le trascrizioni. Ma su Caselli non c’è niente. Nelle telefonate, gli episodi contestati a Caselli non ci sono”.
Minichiello, che ha chiesto l’assoluzione del suo cliente, infine conclude: “Nemmeno nei video in cui viene ripreso si vedono i passaggi di soldi, che appaiono solo in qualche occasione. Occasioni in cui Caselli ha preso delle piccole regalie che legittimamente si possono fare. In aula, infatti, ho prodotto i decreti ministeriali in cui è scritto che si possono prendere regalie fino a un massimo di 150 euro per anticipare revisioni. Si tratta di una pura cortesia, ma non ci sono assolutamente prove di quello che viene sostenuto dall’accusa. Noi siamo fiduciosi“.
A parlare per Alessandro Barca – per cui è stata chiesta la condanna a 4 anni e 6 mesi – è stato invece l’avvocato Alessandro Valenti, anche lui chiedendo che il suo assistito venga assolto.
Il processo tornerà in aula il 29 novembre quando, dopo le repliche, il gup Danilo Russo emetterà la sentenza.
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