Cassa integrazione. A Ferrara in aumento del 24%
Continua a crescere la cassa integrazione in Emilia Romagna (+31% rispetto al 2024, +113% rispetto al 2023) con il primo trimestre del 2025 che ha fatto segnare il picco di 19 milioni di ore
Continua a crescere la cassa integrazione in Emilia Romagna (+31% rispetto al 2024, +113% rispetto al 2023) con il primo trimestre del 2025 che ha fatto segnare il picco di 19 milioni di ore
I dati a fine 2024 appena pubblicati dalla Banca d’Italia e ripresi dall’Ufficio Studi Fisac Cgil fotografano una situazione preoccupante per il sistema del credito nella provincia di Ferrara
Synergie Group, network internazionale e quinta agenzia per il lavoro in Europa, e Spal, lo storico club di calcio di Ferrara, organizzano un momento di incontro fra imprese locali e chi è alla ricerca di nuove prospettive professionali
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Il coordinamento degli assessori regionali alle Politiche Agricole, all’unanimità, ha riconosciuto le ragioni della filiera agricola del fiore di canapa industriale e ha formalmente richiesto al Governo la modifica dell’articolo 18 del Decreto Sicurezza
“Sono venuti oggi con un unico mandato che è quello di chiudere lo stabilimento”. Con queste parole Stefano Bondi della Fiom-Cgil descrive l’incontro avuto nella mattinata del 9 ottobre con i vertici aziendali della Real Rexnord che ha annunciato a 77 lavoratori l’intenzione di chiudere lo stabilimento e procedere con i licenziamenti. Bondi, insieme ai colleghi di Uil-Uilm Alberto Finessi e Cisl-Fim Patrizio Marzola, è chiamato in questi giorni a un impegno extra viste la contemporanea crisi aperta in Berco. Una crisi che, dice Marzola, “speriamo di fermarci qui perché le avvisaglie sono altre”. Fuori dall’azienda, nel frattempo, il presidio continuerà a tempo indeterminato.
“Hanno confermato – racconta dell’incontro Bondi – che lo stabilimento era in salute ma hanno anche detto che è stata una scelta strategica della multinazionale di chiudere”. Le rappresentanze sindacali hanno “chiesto a più riprese di ritirare i licenziamenti ed eventualmente di attivare un percorso di ammortizzatori sociali” che andasse nella direzione di “gestire una situazione verso la reindustrializzazione del sito” ma, a quanto riferiscono, “a loro non interessa”.
“Hanno in mente – prosegue Bondi – il contatore della procedura che dura 75 giorni, un timer che passa ogni giorno e alla fine licenzieranno tutti”. “Queste multinazionali – aggiunge Finessi – non si prendono un minuto per risolvere la situazione” che poi porta l’esempio di Tecopress, “se si fosse trattata allo stesso modo avremmo perso 150 posti di lavoro”.
Oggi però, riprende Bondi, è “fondamentale che noi teniamo botta” perché serve arrivare “al tavolo regionale con un peso specifico forte”. Serve arrivare “al tavolo in regione con questa forza per far si che la Regione tenti di fargli ritirare la procedura di licenziamento”. Il tavolo dovrebbe riunirsi a breve, si parla di una decina di giorni al massimo, e sotto la regione si recheranno, a far sentire la loro voce, anche gli operai della Rexnord.
All’azienda pare proprio non importi “nulla se non licenziare e chiudere lo stabilimento di Masi Torello”. Una cosa che Bondi definisce “inaccettabile per voi, per le vostre famiglie e per il territorio”. “Dobbiamo essere determinati – conclude – e dare un segnale di forza e di unione. Attrezziamoci perché questo dobbiamo fare da oggi, abbiamo iniziato ieri ma oggi con ancora più determinazione”.
La situazione che viene descritta è quella di “un territorio al collasso” con l’ennesima “azienda che chiude e licenzia”. Una crisi che va oltre la provincia e la regione per la quale servono interventi a livello statale ed europeo. I sindacati, spiega Marzola, stanno firmando molte cassa integrazione però, “con il passare del tempo terminano gli ammortizzatori sociali”. “Tra sette\otto mesi – aggiunge – il rischio è che scoppi una bomba sociale”.
Una bomba che, sottolinea Bondi, è strettamente legata alla situazione europea e alla crisi dell’automotive in Germania. “La crisi dell’automotive che rappresenta l’11% del pil in Italia, senza contare l’indotto”, così come le difficoltà nell’esportazione e l’aumento dei costi causati dalle guerre in corso, hanno creato un “cortocircuito di cui oggi iniziamo a pagare il prezzo. Qualcuno dovrà iniziare a ragionarci nei prossimi mesi”.
Nei primi giorni della settimana prossima si terrà il tavolo in regione con i rappresentanti sindacali e i vertici aziendali. Fino alla data di convocazione del tavolo, le lavoratrici e lavoratori della Rexnord saranno in presidio tutti i giorni davanti ai cancelli dell’azienda.
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