Cronaca
6 Ottobre 2024
Si cercano gli autori materiali del delitto. La Corte d'Assise ha restituito gli atti alla magistratura di Castrovillari per valutare la posizione di Roberto Internò, cugino di Isabella

Omicidio Bergamini. Ora la Procura lavora all’inchiesta bis

di Davide Soattin | 3 min

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Dopo la condanna – in primo grado – di Isabella Internò a 16 anni per concorso in omicidio premeditato, nelle prossime settimane, la Procura di Castrovillari aprirà un secondo fascicolo di indagine, un’inchiesta bis, per risalire agli autori materiali dell’omicidio di Denis Bergamini, avvenuto il 18 novembre 1989 lungo la SS106 Jonica, a Roseto Capo Spulico.

Se l’ex fidanzata del calciatore del Cosenza è stata riconosciuta come la mandante del delitto, a mancare ora è il nome o i nomi di chi, quel delitto, lo ha commesso.

Come? Soffocando Denis per poi, una volta morto o tramortito, adagiarlo sulla strada per inscenare il suicidio.

A tal proposito, come si legge nella seconda pagina del dispositivo emesso lo scorso 1° ottobre, la Corte di Assise del tribunale di Cosenza – presidente Paola Lucente – ha trasmesso alla Procura di Castrovillari gli atti relativi a Roberto Internò, uno dei due cugini di Isabella, “affinché valuti la posizione in relazione all’art. 757 del codice penale”, vale a dire l’omicidio.

Roberto è il fratello di Dino Pippo Internò, che è risultato essere stato indagato e poi archiviato in un filone di indagine parallelo sempre sulla morte di Bergamini.

Del resto, Isabella Internò è stata condanna per omicidio in concorso e con la propria decisione la Corte d’assise sembra condividere questa prospettazione dell’accusa.

Il procuratore capo di Castrovillari, Alessandro D’Alessio, nella requisitoria, aveva parlato di un delitto maturato in un “contesto patriarcale”, motivato dalla mancata celebrazione “di un matrimonio riparatore” che la ragazza – che all’epoca della morte di Bergamini aveva 20 anni – avrebbe desiderato nel 1987 dopo essere rimasta incinta del calciatore.

“Internò – aveva aggiunto il magistrato – ha agito con volontà con persone in corso di identificazione. Isabella Internò ha tradito l’affetto che il ragazzo aveva per lei, ha esasperato lei il rapporto e pur di salvare l’onore non ha esitato ad agire come sappiamo”.

“Bergamini – aveva poi chiuso il pm Luca Primicerio – pur volendo tenere il bambino, non avrebbe mai voluto sposarla a causa del suo carattere ossessivo“.

L’inchiesta bis andrà inoltre a fare luce sulle posizioni di altre sei persone per cui la Corte d’Assise – come richiesto dal pm durante la requisitoria – ha restituito gli atti alla Procura, che potrebbero dover rispondere del reato di falsa testimonianza.

Si tratta di Assunta Trezzi (madre di Dino Pippo e Roberto Internò), Concetta Tenuta (madre di Isabella Internò), Dino Pippo Internò, Michelina Mazzuca (moglie di Roberto Internò), Luigi D’Ambrosio e Raffaele Pisano, ossia l’autista del camion sotto cui fu trovato il corpo del centrocampista rossoblù, che – durante l’ultimo processo – ha fornito la quarta versione discordante su quanto accaduto trentacinque anni fa.

Per gli altri, invece, il focus potrebbe essere la cena di famiglia che avrebbero organizzato a Rende, in provincia di Cosenza, proprio il 18 novembre 1989. Una cena utilizzata come alibi per alcuni dei componenti della famiglia di Isabella Internò sospettati di aver avuto un ruolo nella morte di Bergamini, di cui però sarebbero state fornite undici versioni differenti – tra sommarie informazioni e processo – relativamente a chi aveva partecipato e a che cosa era stato fatto in quella circostanza.

 

 

 

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