Cronaca
20 Settembre 2024
Il procuratore capo e il sostituto procuratore di Castrovillari non hanno dubbi: "Isabella Internò dice il falso. La sola pista che resta è quella del delitto passionale"

Processo Bergamini. I pm: “Fu ucciso e poi adagiato sull’asfalto”

di Redazione | 5 min

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di Stefania Scarfò

Cosenza. Ucciso con una sciarpa o un sacchetto e solo dopo adagiato sull’asfalto dove fu investito dal camion. È questa la fine che, trentacinque anni fa, lungo la statale 106 Jonica a Roseto Capo Spulico, avrebbe fatto il calciatore Denis Bergamini.

A dirlo sono stati i magistrati della Procura di Castrovillari che giovedì mattina (19 settembre) hanno iniziato la loro requisitoria – sarà conclusa domani (20 settembre) – nel processo a carico di Isabella Internò, l’ex fidanzata di Bergamini, accusata di omicidio volontario in concorso con ignoti per la morte del centrocampista di Argenta.

Ad aprire la requisitoria il procuratore capo Alessandro D’Alessio, che ha invitato la Corte d’Assise del tribunale di Cosenza a valutare con attenzione ogni singolo dettaglio, ogni minima prova, seppur indiziaria. “Questo è un processo indiziario che si fonda su prove scientifiche. Alcune saranno più significative, altre meno, ma andranno valutate nel loro insieme, non prese singolarmente” ha affermato D’Alessio.

Quindi la parola è passata al pm Luca Primicerio che nell’udienza di oggi si è soffermato su un quesito: come è morto Denis Bergamini? Domani si discuterà, invece, del ruolo nella vicenda di Internò, oggi assente in aula (ero però presente il marito Luciano Conte).

Primicerio ha ripercorso, in maniera cronologica, le ispezioni cadaveriche, i prelievi, le analisi e gli accertamenti scientifici svolti sul corpo dell’ex calciatore del Cosenza. Dalla prima autopsia effettuata dal dottor Avato 45 giorni dopo la morte di Bergamini alla riesumazione del cadavere avvenuta nel 2017 con conseguenti nuovi e approfonditi accertamenti. Già nel 1990 Avato aveva evidenziato una sofferenza polmonare e un’unica lesione, quella al bacino, individuata come la causa della morte per via dell’emorragia che ne è seguita. Lo stesso Avato aveva però escluso lesioni da urto, proiezione o abbattimento, quelle tipiche, insomma, di un investimento da parte di un mezzo pesante. Denis aveva solo una ferita al bacino e per di più, sempre secondo Avato, il corpo si trovava già disteso a terra.

Nel 2012-2013 ulteriori accertamenti, fatti solo sui vetrini catalogati da Avato e dalle foto del cadavere, certificarono quell’unica lesione al bacino specificando che verosimilmente si trattava di ferita non vitale, arrivata, cioè, quando Denis era già morto o in fin di vita e che lo stesso fosse stato sormontato dal camion quando si trovava già sul piano stradale. Quanto al quadro polmonare, lo stesso fu definito come compatibile con un’asfissia meccanica violenta. Nel 2017, riaperto il caso, si ottenne la riesumazione del cadavere e la possibilità di effettuare nuovi esami prelevando nuovi campioni. Questo grazie all’incredibile stato di conservazione del corpo che a distanza di ventotto anni si presentava come corificato. Fu possibile eseguire 101 prelievi di organi e tessuti sui quali vennero effettuati nuovi esami. I marker per individuare l’asfissia meccanica violenta diedero tutti esito positivo e la famosa glicoforina A, marker per individuare la vitalità delle lesioni (ossia se le lesioni siano state inflitte con soggetto ancora in vita o meno) diede esito positivo per quanto riguarda il blocco laringe-trachea, negativo, invece, in tutti i campioni esaminati all’altezza del bacino.

In altre parole, la lesione al bacino è avvenuta quando Denis era già morto, mentre quella al collo mentre era ancora in vita. Le conclusioni alle quali diversi periti sono giunti sono quindi tre: Denis è stato vittima di asfissia meccanica violenta eseguita da terzi con mezzo soft (sciarpa, sacchetto…) prima del sormontamento; che Denis al momento del sormontamento fosse già con ogni probabilità morto; che le versioni fornite da Isabella Internò e da Raffaele Pisano (autista del camion) sono assolutamente inverosimili.

Non solo, le prove medico-scientifiche – secondo Primicerio e la Procura di Castrovillari – testimonierebbero che Denis non si sia suicidato bensì sia stato ucciso. A riprova della tesi anche la dinamica di quanto accaduto quella sera del 18 novembre 1989. Secondo Internò, Denis, sceso dalla macchina, si sarebbe “tuffato, come un tuffo in piscina” sotto il camion e sarebbe stato trascinato per circa sessanta metri. Attraverso le foto e i video di allora, unitamente alle ricostruzioni effettuate dai Ris e da diversi periti chiamati ad esaminare il materiale a disposizione, Primicerio ha escluso il trascinamento (che si riduce a non più di 5-6 metri) individuando il punto dell’impatto di Bergamini con il camion ben oltre il punto indicato dalla Internò e posizionato in un luogo difficile da raggiungere, considerate le condizioni della strada e la mancanza totale di illuminazione.

“La Internò dice il falso – afferma Primicerio – così come Pisano che ci ha offerto più versioni differenti nel corso della sua testimonianza ma ha continuato a parlare di Denis che si butta sotto al camion. Perché mente Pisano? Sicuramente perché in qualche modo è coinvolto e trae vantaggio dal non dire la verità”. Il pm si sofferma poi sul racconto dell’imputata in merito alle motivazioni che avrebbe spinto Bergamini ad abbandonare il ritiro (avrebbe dovuto giocare il giorno dopo) a passare a prenderla e ad incamminarsi verso Taranto per partire, senza un bagaglio e con pochi contanti con sé, per andare alle Maldive o alle Azzorre. “Una ricostruzione assurda”.

Le conclusioni di giornata Primicerio le riserva alle altre piste venute fuori negli anni: “Abbiamo cercato di valutare ogni aspetto, ogni pista, non lasciando nulla di intentato. Abbiamo escluso la pista della droga, quella del calcioscommesse e quella della criminalità organizzata. Lo stesso pentito Garofalo ci ha raccontato qui, in quest’aula, di aver effettuato indagini per capire la natura di questo omicidio e ha escluso il coinvolgimento della criminalità affermando che si trattava di un delitto di natura privata. Escluse tutte le altre piste, la sola pista che resta è quella passionale”.

Si torna in aula domani (20 settembre) quando è attesa la richiesta di condanna da parte della Procura.

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