Si è spento nella casa di famiglia di Agropoli, in provincia di Salerno, dove si era ritirato a vita privata da una decina di anni. Chi l’ha conosciuto lo potrà immaginare immerso nei suoi libri e nei suoi dischi, fino all’ultimo istante che la malattia che l’aveva colpito un paio di mesi prima gli ha concesso.
Se n’è andato a 83 anni, guardando il mare del Cilento, Beniamino Del Mercato, uno degli avvocati ferraresi che più hanno caratterizzato le recenti decadi di anni giudiziari.
Beniamino Del Mercato era arrivato al nord da giovanissimo, seguendo il padre, nominato notaio nel comune di Occhiobello.
Gli studi li compie tra Rovigo e Ferrara per poi calarsi nella passione della vita, l’avvocatura. Un modo per difendere, come ha fatto, i più deboli da quelle maglie che, volendo citare Rabelais, a volte sembrano “tele di ragno” dove “ora qua i semplici moscerini e le farfallette vi restano impigliati; or qua i grossi tafani malefici le rompono, ora qua vi passano attraverso”.
Sono gli Anni ’70 quelli dell’impegno di Del Mercato. A Bologna è tra i fondatori, assieme all’amico di sempre Alessandro Gamberini e ad altre giovani toghe, del Collettivo Politico Giuridico, un comitato di avvocati che si era dato il compito di difendere studenti, operai e quanti altri avessero avuto bisogno ma non mezzi, nei casi in cui fossero stati coinvolti in vicende processuali in virtù del conflitto sociale allora in atto.
Alla fine degli anni ’70 e negli anni ’80 è tra gli esponenti di punta del collegio difensivo dei militanti di Autonomia Operaio incarcerati in virtù del famoso Teorema Calogero e che stavano affrontando il “Processo 7 Aprile”.
Successivamente – siamo ormai negli anni ’90 – è attivo in “Liberi, liberi”, risultando tra i fondatori del Comitato ferrarese per la liberazione di Adriano Sofri, Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani.
Nelle aule del tribunale di Ferrara ha seguito alcuni dei processi più importanti degli anni ’90 e Duemila. Lo si ricorda tra le difese del processo sul crac della CoopCostruttori, parte civile per il Comune di Ferrara nel processo Mazzettopoli, legale per la famiglia di Marco Galan e nel collegio di parte civile del processo Aldrovandi, dove assisteva il fratello della vittima, Stefano.
In quel collegio era presente anche Alessandro Gamberini di Bologna, uno degli avvocati più noti a livello nazionale, per il quale Beniamino Del Mercato era “un compagno di vita e di battaglie”. “L’ho sempre stimato e apprezzato – commenta Gamberini a Estense.com – per la sua grande umanità, per l’eleganza del tratto, per quel rigore che aveva nel modo di fare la sua professione, senza mai scostarsi da una dinamica valoriale tanto solida”. E solidità e fermezza nel difendere le proprie idee e le proprie scelte “erano necessarie in quegli anni in cui ti scontravi in modo molto aspro – continua Gamberini – con costruzioni dell’accusa spesso basate su logiche, si dimostrerà, inesistenti. E questo accadeva, ahimè, con il sostegno di buona parte della stampa”. Gamberini sottolinea poi la grande passione dell’amico per la musica classica, “tanto che mi convinse, o costrinse, ad abbonarmi alla stagione sinfonica del Teatro Comunale di Ferrara dove dirigeva Abbado”.
E poi i libri che divorava con occhi onnivori. “Era un uomo eclettico – sorride Gamberini -, di grandissima cultura. Anche per questo non si può dire che si riduceva al solo essere avvocato la sua cifra umana”.
Alle grandi passioni per libri e musica si può aggiungere, a lui piacerebbe lo si ricordasse, che era tifosissimo della Roma.
“Beniamino era una persona che condivideva le innovazioni sociali e politiche degli anni ’60 e ’70 – ricorda Gaetano Sateriale, l’ex sindaco di Ferrara che lo conobbe da ragazzo – e un avvocato che difendeva in punta di diritto gli accusati. Ma anche qualcosa di più, una persona dotata di buon senso e in grado di spiegare a noi ‘estremisti’ dove e quando sbagliavamo. Per noi ferraresi fu un punto di riferimento decisivo. Beniamino ci aiutò a rendere oggettive le distanze, le differenze, le separazioni, le rotture che c’erano state tra il movimentismo di cui avevamo fatto parte e le organizzazioni clandestine che si stavano diffondendo: tra il nostro operaismo e la cosiddetta ‘autonomia operaia’”.
Del Mercato viene ricordato con una nota anche dall’Ordine degli Avvocati di Ferrara, con presidente e consiglio che si dicono “addolorati e commossi per la scomparsa dell’amico e valente collega, già membro del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Ferrara per molti anni”. A lui vanno “affetto e gratitudine per avere dato lustro all’intero foro ferrarese in virtù delle sue spiccate doti umane e professionali”.
“Era una di quelle persone che ti rimangono impresse e che ti arricchiscono – ricorda Patrizia Moretti -. Nel processo contro i quattro poliziotti che hanno ucciso mio figlio era l’elemento che sapeva dare equilibrio all’intero gruppo di avvocati di parte civile. Sapeva essere vicino non solo dal punto di vista professionale. Sapeva scaldare il cuore”.
Del Mercato lascia il figlio Andrea, direttore generale della Biennale di Venezia, e la figlia Barbara, impiegata nella pubblica amministrazione.
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