Confcommercio, con il presidente provinciale di Federalberghi Zeno Govoni, analizza i dati sul turismo con uno sguardo particolare all’aumento delle presenze nelle strutture extra-alberghiere che si attestano sul 37% del totale contro il 63% degli alberghi. “Questo dato – dice – segna un significativo cambiamento rispetto al 2019, quando le presenze in hotel erano al 72% e quelle nell’extra-alberghiero al 28%. La crescita delle presenze nelle strutture extra-alberghiere, che ora sfiora il 40%, evidenzia una tendenza che va oltre Ferrara, toccando molte città d’arte dell’Emilia Romagna e oltre”.
Alle presenze che non decollano, se le si confronta ai dati del 2019 e a quelli delle altre città d’arte, si affianca dunque un altro problema che non è solo locale ma ha risvolti in tutta Italia e in tutto il mondo. Ne sono testimonianza i recenti provvedimenti di New York e Barcellona che hanno tentato di regolare gli affitti brevi.
“Analizzando gli ultimi 18 mesi – prosegue Govoni – si nota che le presenze nel settore alberghiero hanno registrato un trend negativo in 11 mesi su 18 rispetto al 2022-2023, mentre rispetto al 2019 erano ben 17 i mesi negativi. Nel settore extra-alberghiero, invece, i mesi negativi rispetto al 2022-2023 sono stati solo 7 su 18, con un solo mese negativo rispetto al 2019, e tutti i mesi positivi con incrementi a doppia cifra. Questo spostamento verso l’extra-alberghiero è dovuto a diversi fattori: ad esempio il costo inferiore e le nuove tendenze turistiche”.
Da Confcommercio fanno anche sapere che tra il 2019 e il 2023 c’è stato un importante incremeno delle strutture extra-alberghiere che da 245 sono cresciute fino a 318. “Tuttavia – dicono -, secondo i dati monitorati da Airdna, ci sarebbero circa 600 strutture turistiche attive su piattaforme come Airbnb e Booking, il che indica una larga parte di mercato che sfuggirebbe ai canali ufficiali e fiscali”.
Una situazione che creerebbe “una distorsione nel mercato turistico-ricettivo, penalizzando le imprese regolari che si trovano a competere con attività che non rispettano gli stessi obblighi fiscali e normativi del ricettivo alberghiero”. Queste considerazioni saranno anche parte del dialogo con il Comune di Ferrara attraverso un incontro che si terrà prossimamente “per condividere le future strategie turistiche con la presenza di Federalberghi e Confcommercio”.
La conseguenza di questi fenomeni, che Govoni definisce “una concorrenza sleale nei fatti”, non si limitano “a un mancato gettito per l’Amministrazione comunale, ma si riflette anche sui prezzi di mercato, con effetti negativi per i residenti, i non-residenti e gli studenti, che trovano sempre più difficile affittare un appartamento per lunghi periodi”.
“Questa offerta estemporanea di alloggi turistici – aggiunge -, che appare e scompare a seconda della convenienza economica, non offre stabilità né al mercato né al mondo del lavoro, aggravando il rischio della desertificazione del centro storico e la scomparsa delle piccole attività commerciali di vicinato”.
Secondo il presidente di Federalberghi “andrebbe rivista la tassazione degli immobili destinati a uso turistico, equiparandola a quella degli alberghi: inoltre e andrebbero intensificati i controlli (e di conseguenza le sanzioni) per chi opera al di fuori delle regole. L’obbligo del Cin, introdotto dal Governo , che richiede la regolare denuncia dell’attività turistica, potrebbe essere un primo passo, ma senza adeguati controlli rischia di non essere efficace”.
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