“L’unico modo efficace nel mondo per limitare i danni da sostanze stupefacenti è stato l’approccio di riduzione del danno“. A parlare è Leonardo Fiorentini, segretario nazionale di Forum Droghe e consigliere comunale della lista civica Anselmo, dopo l’inchiesta di Estense.com sullo spaccio, sul disagio sociale e su quello sanitario in via Mura di Porta Po, dove i cittadini esasperati denunciano una situazione diventata “insostenibile” nel sottomura che separa via Belvedere da via Porta Catena.
“La situazione delle aree intorno alla stazione rende evidente come gli investimenti milionari e la continua pressione della polizia locale e delle forze dell’ordine contro il fenomeno dello spaccio siano inutili e inefficaci” dice. “Lo racconta la realtà dei fatti” aggiunge Fiorentini, che sottolinea come “in sessantatré anni di applicazione del sistema di controllo globale sulle droghe, che di fatto ha portato all’istituzione del proibizionismo, non si sia riusciti a ridurre, scalfire o limitare sia la richiesta che l’offerta di sostanze”.
Il consigliere prosegue: “Tutto questo impegno profuso, l’utilizzo di risorse umane, di mezzi e di soldi non fa altro che spostare il problema qualche metro più in là, spingendolo in zone sempre più marginali e rischiose sia per chi lì ci abita e per chi si interfaccia con quel mercato. Capisco che sia facile per la politica trovarsi un nemico, in questo caso la droga, i venditori di morte, i ‘tossici’, e intervenirci contro. Così come sia necessario per le forze dell’ordine sequestrare anche pochi grammi pur di far vedere, di dimostrare qualcosa. Ma purtroppo non c’è nessun riscontro rispetto a quelli che dovrebbero essere gli effetti sul mercato illegale di sostanze“.
Da qui, la necessità di lavorare per ridurre il danno. “Serve – spiega – implementare tutta una serie di politiche che possano aiutare i consumatori di sostanze a non incorrere in problematiche, limitando i rischi dell’uso e prevenendo in alcuni casi quella che è la massima espressione del rischio, vale a dire l’overdose. Questo non lo si fa stigmatizzando chi si droga, fermando i consumatori, demonizzandoli o inseguendoli ‘col bastone’ come fa la polizia locale. Ciò non fa altro che peggiorare la situazione, portando sempre più verso i margini della società persone che, invece, hanno bisogno di essere aiutate con percorsi di socializzazione”
Per Ferrara sono diverse le proposte: “Dell’unità mobile del SerD per le attività di strada non ne ho più notizia dal 2019. Sarebbe utile per contattare le persone, per avviarle a percorsi di cura, ovviamente quando possibile. E poi c’è un altro progetto di cui sembra non volersi parlare in Italia, nonostante sia attivo in Europa da trent’anni e da qualche anno, sulla spinta dei danni del Fentanil, è stato avviato anche in Canada e negli Stati Uniti, nonostante siano la culla del proibizionismo. Sto parlando delle stanze del consumo sicuro, luoghi in cui i consumatori possono assumere le sostanze in un contesto di pulizia, di dignità e di sicurezza medica, data la presenza di un medico e di un infermiere”.
“Questo – afferma – ridurrebbe decisamene anche il degrado e non si vedrebbero scene come quelle riportate dalla vostra inchiesta. Ma ormai in Italia siamo diventati uno degli ultimi fanalini di coda. Quelle stanze permetterebbero di diminuire drasticamente anche i rischi di overdose. C’è anche una rete di città Elide, capitanata da Bologna, che sta lavorando per realizzare politiche innovative sul tema. Dubito che questa amministrazione vorrà farne parte, ma sarebbe sicuramente un interlocutore privilegiato per la costruzione di politiche alternative ed efficaci. Stiamo parlando di interventi di bassa soglia, di strumenti che una giunta può e deve mettere in campo”.
Queste proposte, Fiorentini le porterà all’attenzione del consiglio comunale con un’interpellanza. “Quello che prima era rimasta sottotraccia – conclude – e non era più evidente, vale a dire l’utilizzo delle sostanze a scena aperta, come nel caso dell’eroina iniettata nei parchi, oggi sta tornando. Così come l’uso del crack. Sostanze che generano allarme per i cittadini e la salute di chi ne fa uso, seppur diversi. Serve intervenire senza stigmatizzare, ripeto, e senza sommare agli eventuali danni che le sostanze provocano a livello di salute anche quelli che possono provocare, a livello sociale, le leggi”.
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