Arriva la pietra tombale sull’inchiesta per la presunta maxi-truffa dell’esportazione di auto sottoposte a fermo amministrativo. La Corte di Cassazione infatti, nei giorni scorsi, ha respinto l’ultimo ricorso presentato da parte della Procura di Ferrara per ottenere il sequestro delle automobili finite al centro dell’indagine coordinata dal pm Andrea Maggioni.
La vicenda davanti alla Suprema Corte era arrivata seguito del rigetto dell’appello da parte del tribunale del Riesame che, confermando l’iniziale provvedimento del gip, aveva ritenuto la condotta contestata dagli uffici di via Mentessi non idonea a configurare gli artifici e i raggiri necessari per sostenere l’accusa di truffa.
Il fatto, lo ricordiamo, prende le mosse dall’accusa che la Procura muoveva nei confronti di quattro persone, titolari di società collegate tra loro, indagate – in concorso tra loro – di truffa aggravata ai danni dello Stato per fatti avvenuti tra il 2016 e il 2022 in provincia di Ferrara.
Secondo gli inquirenti, i quattro avevano esportato indebitamente, principalmente tra Germania e Romania, delle automobili sottoposte a fermo amministrativo, inizialmente acquistate con la scusa di ricavare pezzi di ricambio, finendo così per ottenere un ingiusto profitto di 247.000 euro e arrecare un danno allo Stato pari a circa 4 milioni di euro.
Nello specifico, avrebbero nascosto l’esportazione delle autovetture in questione agli uffici della Motorizzazione, ingannando i vari enti pubblici titolari del credito, che restavano comunque convinti di potersi rivalere sui veicoli sotto fermo amministrativo per soddisfare i loro oneri fiscali.
Infatti, secondo gli inquirenti, le autovetture illecitamente esportate risulterebbero ancora di proprietà dei quattro, dal momento che non ci sarebbe stato alcun passaggio di proprietà, e quindi continuerebbero ancora a essere iscritte al Pubblico Registro Automobilistico con la loro targa italiana, seppur in Italia non ci siano più.
Al centro dell’indagine era finita la compravendita di oltre 500 autovetture, di cui oltre 350 risultano ancora formalmente di proprietà e gravate da provvedimenti amministrativi. Di una parte di queste però si sono perse le tracce e così la Procura aveva ritenuto di procedere solo nei confronti dei restanti oltre 150 veicoli.
Per questi, gli inquirenti hanno accertato l’illecita esportazione ‘in nero‘ e la successiva immatricolazione all’estero, chiedendone il sequestro.
Il gip del tribunale di Ferrara, lo scorso marzo, ha però respinto questa richiesta, ritenendo ‘debole‘ il quadro accusatorio, così come il tribunale del Riesame. La Procura aveva quindi deciso di fare ricorso in Cassazione ma, anche in questo caso, la decisione dei giudici ha confermato quanto già deciso negli altri gradi di giudizio.
Soddisfatto l’avvocato Riccardo Giandiletti, che difende uno degli indagati e ora valuta – in attesa di leggere le motivazioni – di chiedere l’archiviazione del procedimento: “La decisione della Cassazione, che ricalca quanto già affermato dal gip e dal Riesame, ci rende felici. Ancora non ho letto le motivazioni, quindi non so se i giudici siano arrivati a rigettare il ricorso per motivi di tipo procedurale oppure entrando nel merito, ma comunque hanno confermato quello che abbiamo da sempre sostenuto, vale a dire che non sussiste il reato di truffa da parte del mio assistito“.
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