Per quanto riguarda i parametri microbiologici, in 4 fiumi su 5 i dati sono sotto la soglia prevista dal decreto ministeriale 30/03/2010 che definisce la qualità delle acque di balneazione (preso come riferimento, anche se in tutto il territorio regionale non esistano acque interne individuate come acque destinate alla balneazione), sebbene in un punto lungo il Savio e uno lungo il Trebbia siano vicini a tale limite. Per quanto riguarda il Po di Volano si notano invece valori molto oltre la soglia in entrambi i punti campionati, “indice – dicono – di probabile presenza di scarichi diretti in corso d’acqua”.
Per la valutazione dei risultati delle analisi relative a nitrati e fosfati sono stati considerati valori soglia dell’indicatore LIMeco che definiscono la qualità delle acque come sufficiente. Anche in questo caso, per tre fiumi su cinque, i valori erano sotto questa soglia; in molti casi non vi sono state concentrazioni rilevabili dagli strumenti di analisi. I punti di superamento sono invece quelli collocati nel Lamone (per la presenza di nitrati) e nei due punti campionati sul Po di Volano (per entrambi i parametri).
Da ultimo, è stata indagata la presenza del glifosato o del suo metabolita, l’Ampa: il glifosato è un erbicida molto diffuso in ambito agricolo per la sua efficacia, ma ne è stata dimostrata la forte tossicità per gli insetti impollinatori, mentre la possibile correlazione con lo sviluppo di tumori nell’uomo è ancora oggetto di discussione all’interno della comunità scientifica anche se l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (OMS) lo ha inserito tra le 66 sostanze fattori di rischio. Anche in questo caso la sua presenza è inferiore ai limiti di legge (sebbene sia stato rilevato in tutti i campioni in cui ne è stata analizzata la presenza), tranne che nel Po di Volano e in un punto campionato nel Savio.
“Gli impatti delle attività umane e degli insediamenti sui corsi d’acqua sono un elemento importante per monitorare l’influenza che l’uomo ha sull’ambiente in cui vive”, sottolinea Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna. “Con il progetto Controcorrente vogliamo rafforzare la consapevolezza dei cittadini rispetto alla qualità delle acque dei corpi idrici e alla tutela degli ecosistemi fluviali nel territorio dell’Emilia-Romagna attraverso attività di formazione, citizen science e divulgazione”.
“I risultati di questi monitoraggi – aggiunge -, attività che ha consentito essa stessa di offrire una formazione specifica ai giovani volontari dei circoli di Legambiente e alle associazioni con cui collaborano, ci restituiscono un quadro di luci e ombre. Da questa prima fase di attività di progetto sul campo ne usciamo con una convinzione: il ruolo dei cittadini e delle associazioni è utile e complementare a quello delle agenzie pubbliche che si occupano della tutela dell’ambiente, sia per diffondere conoscenze tra le persone, sia per contribuire attivamente a monitorare la qualità dell’ambiente e a risolvere eventuali criticità. Dalle informazioni che abbiamo raccolto seguirà ovviamente una fase di coinvolgimento delle amministrazioni pubbliche, in modo da capire come si può agire per ridurre gli impatti che sono stati osservati”.
Le attività del progetto Controcorrente proseguiranno, nei prossimi mesi, con un nuovo monitoraggio che verrà eseguito dai volontari di Legambiente durante l’autunno e sarà utile per confrontare dati relativi a due diversi momenti dell’anno.