Dopo essersi ripreso dal malore improvviso accusato a gennaio 2023, che lo aveva colpito poche ore dopo la sua deposizione in tribunale, durante i mesi scorsi, aveva accolto con favore la decisione dei giudici di proseguire il processo nei suoi confronti, dicendosi pronto a dimostrare la propria innocenza a dibattimento. E così è stato.
Ieri infatti, mercoledì 26 giugno, il collegio del tribunale di Ferrara – accogliendo la richiesta della Procura – ha assolto perché il fatto non sussiste Cristiano Valentino, il 55enne agente della polizia penitenziaria, che era stato accusato di concussione, induzione indebita a dare o promettere, furto aggravato in concorso e istigazione non accolta a commettere un reato nel carcere di via Arginone.
Nello specifico, secondo il castello accusatorio iniziale, Valentino aveva costretto due detenuti a consegnargli sigarette, anche interi pacchetti, sotto la minaccia di brutte conseguenze e rapporti sfavorevoli e nei confronti di uno di essi aveva anche preteso la consegna di una parte dei soldi ricevuti dai familiari, a botte di 100 euro alla volta. Una ricostruzione che, se da un lato era stata confermata dai diretti interessati, dall’altra era stata un po’ fiaccata dalle dichiarazioni del coordinatore della sezione: i pacchi, aveva spiegato, venivano aperti alla presenza di due persone e del detenuto e in carcere non poteva circolare il denaro, che viene caricato su degli appositi libretti intestati ai detenuti.
Le altre imputazioni invece riguardavano delle presunte ripicche verso un superiore, un ispettore, col quale ebbe vari problemi. Secondo la Procura, in questo clima, nel 2015 Valentino aveva concorso al furto della sua Volkswagen Golf, parcheggiata in strada, anche se non è mai stato chiaro in quale modo e non sembravano essere emersi collegamenti tra lui e la banda che probabilmente compì il furto.
E, ancora, in due occasioni prima nel giugno del 2016 e poi nel luglio del 2019, per gli inquirenti, aveva istigato – senza successo – un detenuto che usufruiva di permessi premio a dare fuoco alla seconda auto del suo superiore. A confermarlo era stato lo stesso ‘istigato’, pentito di ‘Ndrangheta coinvolto anche nel processo Aemilia, che aveva raccontato di aver ricevuto anche dei bigliettini con l’indirizzo di casa dell’ispettore e la targa della seconda automobile Golf.
Prima di lui, sempre secondo l’impianto accusatorio iniziale, un altro testimone, anche lui collaboratore di giustizia, camorrista ex membro degli Scissionisti di Secondigliano, aveva raccontato di aver sentito Valentino che, mentre discuteva con altri due poliziotti, diceva “ho fatto bene a fargli bruciare la Golf a quel pezzo di merda“, chiedendo a uno dei suoi interlocutori, impegnato in un sindacato, se ci fosse la possibilità di rovinare l’ispettore.
Tutte accuse pesantissime che però il tribunale ha ritenuto infondate, sentenziando l’innocenza dell’imputato.
Soddisfatto e felice l’avvocato Denis Lovison, legale difensore di Valentino: “Esprimo grande soddisfazione per l’esito del processo. È stato un percorso molto impegnativo, anche dal punto di vista umano, perché Cristiano Valentino fin da subito ha reclamato la sua innocenza, avversata però alcune testimonianze, non certo lusinghiere. Questo lo ha gettato in uno stato di prostrazione e sconforto che gli ha causato un grandissimo stress. La situazione è degenerata il giorno del suo esame come imputato. Dopo una mattinata davvero intensa, io e Cristiano ci siamo concessi un premio, dedicandoci un’ora del nostro tempo per pranzare assieme. In quella circostanza l’ho visto finalmente rilassato. Per la prima volta dall’inizio del processo ho visto che si era tirato via un grande peso. Purtroppo dopo poche ore Cristiano Valentino ha avuto un gravissimo ictus, che lo ha lasciato tra la vita e la morte diversi giorni. Un ictus così grave che alcuni suoi conoscenti mi avevano chiamato dicendomi che era morto”.
“Sarebbe stata una ingiustizia su ingiustizia. Non ci volevo credere – aggiunge l’avvocato – e ho sperato nel miracolo, che si è avverato. Nonostante le poche chance di sopravvivenza, Cristiano si è salvato. Nonostante la sua condizione di salute, mi ha chiesto di continuare il processo per provare la sua innocenza. Mi ha colpito molto la sua richiesta, perché il suo desiderio di dimostrare la sua innocenza è risultato più forte delle sue condizioni di salute, seppure molto molto gravi. Ed è stato così. Il processo è continuato ed il quadro che è emerso alla fine è stata la sua estraneità ai fatti, tanto che anche la Procura, che ringrazio per l’onestà intellettuale, alla fine ha chiesto la sua assoluzione“.
“Ne è conseguito un processo lungo e impegnativo per tutti, collegio compreso, che si è snodato in numerose udienze. Un processo – conclude Lovison – non favorevole alle statistiche che vorrebbero più efficienti i tribunali che ci mettono poco tempo, a discapito di quelli che invece ce ne mettono di più, ma equo, che ha restituito dignità a Cristiano, lavoratore al servizio dello Stato da oltre trentacinque anni, serio e diligente. E infine ringrazio Cristiano, per la fiducia che ha riposto in me, fonte di enorme responsabilità e notti insonni, ma pienamente ripagata da questa sentenza assolutoria”.
Le motivazioni della sentenza sono attese entro 90 giorni.
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