Cronaca
26 Giugno 2024
Il ragazzo, 22 anni, rimase schiacciato da un tir. L'udienza preliminare è fissata per il 18 settembre

Morte sul lavoro di Yaya, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio

yaya yafa
di Redazione | 3 min

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La procura di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio delle persone indagate per la morte di Yaya Yafa, il 22enne originario della Guinea Bissau e residente a Ferrara che la notte del 21 ottobre 2021 rimase schiacciato da un tir all’interporto di Bologna, mentre era al suo terzo giorno di lavoro.

Il ragazzo, che lavorava come facchino interinale in un magazzino del colosso della logistica Sda, all’interno del polo di Santa Maria in Duno di Bentivoglio, era rimasto schiacciato fra la ribalta della struttura e un camion.

Yafa stava caricando un camion rimorchio al magazzino 9. In quel momento due camionisti hanno agganciato il trattore al rimorchio facendolo muovere. Il 22enne si era quindi sporto fuori dal mezzo con la testa per vedere cosa stesse accadendo, rimanendo così schiacciato tra il rimorchio e il montante della baia di carico. La vittima aveva riportato lo sfondamento del torace ed era morta sul colpo.

Il sostituto procuratore Michela Guidi chiama a rispondere di quella tragedia otto persone per omicidio colposo. Si tratta di Antonino Tita, delegato per la sicurezza, Carlo Ludovici, datore di lavoro, Cristian Mancini, preposto di Dedalog, cooperativa di facchinaggio e logistica, Andrea Monticelli, amministratore delegato, David Nothacker, datore di lavoro di Senner Italia, società che affida servizi di trasporto a terzi, Mirko Melella, legale rappresentante della Tranporter Logistic e datore di lavoro degli ultimi due indagati, gli autisti Danilo Giarracca e Cosimo Palombella.

Per gli inquirenti la società Dedalog – anch’essa parte in causa – non avrebbe provveduto all’adeguata formazione del proprio dipendente. Per gli altri indagati ci sono contestazioni a vario titolo circa l’omissione di misure di sicurezza sul lavoro.

Nello specifico, a Tita viene contestato l’aver omesso di indicare nel Duvri misure adeguate per eliminare o ridurre al minimo il rischio di investimento o schiacciamento da mezzi di trasporto pesanti per operazioni in banchina, limitandosi invece ad indicare l’osservanza della distanza di sicurezza. Si parla di omissione anche per Ludovici, per non aver indicato nel Documento di valutazione rischi il rischio specifico da schiacciamento e non aver informato e formato il lavoratore.

Mancini avrebbe omesso di vigilare affinché il lavoratore avesse formazione e informazioni sui rischi che correva e non avrebbe controllato sulla correttezza della procedura di carico e scarico della merce.

Monticelli non avrebbe trasmesso il Duvri al datore di lavoro e, di conseguenza, ai vettori in relazione alle procedure di accesso e circolazione dei mezzi all’interno della sede di Sda.

Nothacker dal canto suo non si sarebbe attivato per assicurare che il documento gli venisse trasmesso e Melella avrebbe omesso di informare gli autisti sulle procedure da seguire per il carico e lo scarico merci.

Ai due autisti è affibbiata la colpa di aver agganciato il trattore al rimorchio che era fermo alla baia numero 9 nonostante la procedura non fosse consentita, a maggior ragione in presenza del semaforo rosso che vietava di operare sul rimorchio.

Per la Dedalog, chiamata in causa per le responsabilità penali eventuali dei propri dipendenti, si parla di illecito perché, in assenza di uin modello organizzativo e di gestione idoneo a prevenire infortuni

Come persone offese risultano il fratello e lo zio di Yaya, il sindacato Cobas, la Cgil e l’associazione pro invalidi e mutilati del lavoro Anmil.

In seguito alla richiesta di rinvio a giudizio, il gup Andrea Salvatore Romito ha fissato l’udienza preliminare per il 18 settembre.

Davanti al giudice si presenteranno, oltre al pubblico ministero, gli avvocati delle difese e quelli delle parti civili. Tra queste ultime c’è anche una toga del foro di Ferrara. Si tratta dell’avvocato Riccardo Caniato, che assiste il fratello della vittima.

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