Salvatonica. “Ce la siamo vista brutta. Bastavano due secondi in più e sarebbe morta ustionata“. Non vuole essere chiamato eroe, Filippo Negri, il ragazzo ferrarese di 28 anni che, nella mattinata di lunedì 24 giugno, ha salvato la vita all’86enne Renata Ranzer, l’anziana rimasta ustionata nell’incendio divampato al primo piano della canonica di Salvatonica, prima caricandosela in spalla e poi percorrendo, gradino dopo gradino, la scala con cui era riuscito ad arrivare alla finestra della stanza in cui era intrappolata la donna.
Quella di Filippo, ospite da tre giorni presso l’organizzazione di volontariato “Accoglienza” gestita da don Giorgio Lazzarato, è una storia di riscatto sociale, di quelle che fanno bene al cuore a chi le legge e a chi le racconta. Dopo un passato difficile con la giustizia infatti, segnato anche da un periodo di detenzione in carcere, il giovane sta finendo di scontare la sua pena agli arresti domiciliari nella struttura bondenese, dove oggi ha iniziato un percorso di reinserimento a livello sociale.
Di lui, tutti gli ospiti parlano bene, un “ragazzo d’oro e altruista” lo definiscono, mentre gli danno una pacca sulla spalla e lo ringraziano per aver rischiato la sua vita nel disperato tentativo di salvarne un’altra.
“Ero in bagno al primo piano – racconta il giovane, mentre osserva i vigili del fuoco al lavoro – quando è scoppiato l’incendio. Sono uscito e sulla destra ho inizialmente visto un piccolo fuoco. Così sono sceso per chiedere aiuto e cercare un estintore per spegnerlo subito e quando sono risalito il fuoco si era già propagato in modo veloce, attaccando su alcuni vestiti che erano da stendere, sul legno e sui materassi. Tempo due secondi e tutto il piano è stato avvolto da un fumo nero“.
Intrappolata, nella sua stanza, c’era la signora Renata. “Sono uscito di nuovo e, dopo aver trovato una scala, l’ho tirata giù” aggiunge, ripercorrendo il salvataggio avvenuto non senza qualche difficoltà. “Avevamo la scala corta – dice il 28enne – e quindi, dopo aver preso in braccio la signora, abbiamo dovuto fare anche un saltello dalla finestra alla scala. Lei è stata di un’agilità incredibile, ma anche se non trovavamo la scala, qualcosa si faceva. Non la si poteva lasciare morire, anche se ce la siamo vista brutta“.
Lo spavento è stato tanto, soprattutto per quello che poteva essere e – fortunatamente – non è stato. “Bastavano due secondi in più – conclude – e sarebbe morta ustionata“.
Ad aiutarlo è stato Luciano Bruschi, 54enne imprenditore agricolo, la cui proprietà confina con quella della chiesa: è stato lui a fornirgli la scala. “La signora era disposta a buttarsi giù” afferma l’agricoltore, che subito dopo il salvataggio ha telefonato a vigili del fuoco e ai sanitari del 118, giunti sul posto con camion, elisoccorso, ambulanza e automedica, insieme ai carabinieri. “Ho avvisato che c’erano degli ustionati – dice Bruschi – e davvero in poco tempo sono arrivati subito qui per soccorrerci“.
Per entrambi, il sindaco Simone Saletti ha fatto sapere che si attiverà per organizzare un evento in cui ringraziarli pubblicamente.