Copparo. Sono sfilati in tribunale gli ultimi testimoni del processo che vede alla sbarra una maestra di 55 anni con l’accusa di maltrattamenti all’interno di una silo del Copparese. La professionista era stata assolta nel marzo del 2018 in un precedente procedimento dall’accusa di abuso di mezzi di correzione.
Il successivo appello modificò il capo di imputazione in maltrattamenti e restituì gli atti alla procura estense per dare il “la” a un nuovo processo. Così è stato e ora l’imputata, difesa dall’avvocato David Zanforlini, deve difendersi da un’accusa ancora più grave.
Le contestazioni parlano di episodi risalenti al 2012-2013, quando alcuni bambini avrebbero subito pizzicotti, trascinamenti sul pavimento, sarebbero stati sollevati per i polsi o le braccia, o colpiti con cucchiai sulle gengive per essere costretti a mangiare.
L’indagine nacque dalla denuncia fatta da un’ausiliaria al responsabile del Comune di Copparo che a sua volta avvertì il dirigente scolastico, il quale provvide a sospendere la maestra, trasferendola ad un’altra mansione, in biblioteca.
Le famiglie dei bambini che sarebbero stati maltrattati sono costituite parte civile tramite gli avvocati Stefano Scafidi ed Elisabetta Brandi. Il Comune di Copparo è presente a processo in una duplice veste: come parte offesa costituitasi parte civile (assistito dall’avvocato Gianni Ricciuti) e come responsabile civile (in questo caso assistito dall’avvocato Vittorio Zappaterra)
Ieri (martedì 18 giugno) sono state sentite due ex colleghe dell’imputata, le cui versioni non combaciavano perfettamente tra di loro. È stato quindi il turno di uno dei carabinieri che hanno svolto le indagini, che però non ricordava la fonte originaria della segnalazione dalla quale era partito il procedimento contro la maestra.
Il giudice ha rinviato le parti a ottobre per la discussione.
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