“Sei orgoglioso di lui? Certo”. Ma la cosa più importante, “la prima cosa, è che Julian possa uscire di prigione e passare il tempo con la sua famiglia. Dopo di questo il lavoro come giornalista può continuare, ma la prima cosa è portarlo a casa”. A parlare è il padre di Julian Assange, John Shipton, passato da Ferrara per un rapido pranzo in compagnia del candidato sindaco Fabio Anselmo e dell’eurodeputata del Movimento 5 Stelle Sabrina Pignedoli.
“La decisione della corte la scorsa settimana è stata davvero importante – aggiunge nelle battute che rilascia al nostro giornale -. Abbiamo alcuni motivi per essere piuttosto ottimisti dopo cinque anni in una prigione di massima sicurezza”. Lo scorso 20 maggio l’Alta Corte di Londra aveva concesso il ricorso in appello contro l’estradizione negli Stati Uniti dove rischia 175 anni di carcere per aver reso pubblici documenti secretati sulle attività militari statunitensi in Afghanistan e Iraq.
L’Alta Corte aveva chiesto agli Usa due garanzie per concedere l’estradizione, la possibilità di fare appello al primo emendamento (che garantisce la libertà di espressione) e che non sarebbe stato condannato alla pena di morte. Se per quest’ultimo caso sono state fornite adeguate garanzie non altrettanto è valso per il primo in quanto Assange non è cittadino statunitense. Da qui la decisione della corte di concedere il ricorso in appello. John Shipton perché proprio in questi giorni è stata concessa la cittadinanza onoraria al figlio a Imola mentre a Ferrara il consiglio comunale lo scorso 23 ottobre ha dato il via all’iter ma manca ancora si deve arrivare al termine della procedura.
Fabio Anselmo parla di un incontro “estremamente emozionante” perché “il sacrificio terribile e indebito imposto al figlio è espressione di quello che vale la libertà di stampa”. “Trasformare giornalisti – aggiunge – che fanno inchieste vere in criminali è diventato purtroppo lo sport preferito del potere moderno”. E ancora: “Mi vergogno perché un giorno quando mio nipote leggerà sui libri di scuola il ruolo di Julian Assange capirà quanto le generazioni del nonno siano state malate, ciniche e indifferenti rispetto alla tutela dei diritti fondamentali di libertà dell’uomo. Uno dei primi quello della libertà di stampa e della libertà di critica”.
“Due belle persone che si incontrano” dice invece Sabrina Pignedoli parlando delle due figure che siedono al suo fianco. “Purtroppo – aggiunge parlando della stampa locale e nazionale – vivono delle grossissime difficoltà”. Da un lato “le querele temerarie mosse da politici, imprenditori, potenti tutte le volte che un giornalista fa un’inchiesta, anche se non c’è nessun motivo di sussistenza”. “Un modo – aggiunge – per fare sì che il giornalista si autocenusri”.
Fabio Anselmo si sofferma anche sulla situazione ferrare con “giornaliste che vengono aggredite”. “Sarebbe il caso – aggiunge – che si facesse sentire anche qualche movimento femminista” mentre in generale è preoccupato che “le giornaliste ai danni delle quali viene espressa questa arroganza misteriosamente non indignano nessuno”. Si riferisce alla giornalista di estense.com e a quella della Nuova Ferrara perché “ci si indigna un po’ a orologeria, invece io credo che l’indignazione sia qualcosa di cui non possiamo privarci”.
Ultima precisazione la fa nuovamente Pignedoli (anche lei giornalista che nel 2016 è stata insignita del Premio Estense) rispetto a un sistema che “precarizza i giornalisti e non li tutela a sufficienza”. “Chiaramente – spiega – se guadagni 5 € lordi al pezzo sia per scrivere la cronaca giudiziaria o per fare l’inchiesta che per scrivere della sagra è ovvio che alla fine se hai famiglia scrivi della sagra. Questo però una perdita grossissima per la nostra democrazia”.
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