Cronaca
4 Maggio 2024
Il pm Ciro Alberto Savino ha fatto ricorso per la posizione di Nicola Parisini, chiedendone il rinvio a giudizio. Entro i termini previsti è ipotizzabile che faccia appello anche per la posizione degli altri imputati per cui non era stata accolta la richiesta di condanna

Sentenza Fiera. La Procura ricorre in Appello

di Davide Soattin | 4 min

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Dopo la sentenza di primo grado con cui il gup Carlo Negri del tribunale Ferrara ha pronunciato l’assoluzione per i cinque accusati per le presunte tangenti tra i padiglioni della Fiera, nei giorni scorsi, la Procura ha deciso di ricorrere alla Corte d’Appello di Bologna per quanto riguarda la posizione dell’ex presidente Filippo Parisini, inizialmente prosciolto dal giudice dopo la richiesta di rinvio a giudizio, chiedendo ai giudici bolognesi di disporne il rinvio a giudizio.

Tra le motivazioni che hanno spinto al ricorso il pm Ciro Alberto Savino – titolare del fascicolo di indagine – c’è, su tutte, l’errata valutazione della credibilità di Pietro Scavuzzo, ex pentito di mafia e ‘grande accusatore‘ di tutta la vicenda, ritenuto portatore di prove incontrovertibili dalla Procura per ciò che riguarda le accuse di peculato del provento del nero del bar e di quello dei parcheggi, oltre che sull’altra accusa, quella di induzione indebita a dare o promettere utilità, nonostante e il gup lo abbia definito “inattendibile“.

Entro la scadenza dei termini previsti, è ipotizzabile che la Procura di Ferrara faccia appello anche per la posizione degli altri tre imputati per cui era stata chiesta – e non era arrivata – la condanna, ossia l’altro ex presidente Nicola Zanardi, l’imprenditore Angelo Rollo e lo stesso ex pentito Pietro Scavuzzo, tutti prosciolti con rito abbreviato, insieme all’ex direttrice Giorgina Arlotti, per cui però il pm aveva già chiesto e ottenuto l’assoluzione da parte del tribunale.

Secondo l’impianto accusatorio iniziale, Nicola Zanardi, ex presidente di Ferrara Fiere e poi consigliere delegato, e il suo successore Filippo Parisini, insieme a Pietro Scavuzzo, ex pentito di mafia, erano accusati di induzione indebita, dal momento che avrebbero preteso da Scavuzzo, al tempo deus ex machina degli allestimenti in Fiera, il pagamento di mazzette e favori personali (un costoso orologio, un anello con brillanteallestimenti per feste private, imbiancatura di locali privatiper garantirgli l’esclusiva per gli allestimenti in Fiera: l’imprenditore doveva dare loro il 20% degli incassi.

Come si diceva in precedenza, in questo primo filone, erano imputati anche Angelo Rollo, amministratore della società che stampava i biglietti per la Fiera (avvocato Simone Bianchi) e la direttrice Giorgina Arlotti (avvocato Silvia Fasolin). Quest’ultima, insieme allo stesso Zanardi, era accusata di peculato perché avrebbe intascato altri soldi in nero tramite una doppia contabilità dei bar negli eventi “Auto e Moto” e “Militaria” del 2016. Parisini e Scavuzzo con lo stesso gioco – secondo le ipotesi accusatorie iniziali – avevano fatto altrettanto negli eventi tra 2016 e 2017, e avrebbero fatto anche la cresta sui parcheggi tramite l’emissione di doppi biglietti, fuori dalla contabilità ufficiale.

Zanardi e Arlotti erano accusati anche per aver creato un doppio canale di vendita, uno dei quali realizzato con vecchi carnet, fuori contabilità, per intascare circa 12mila euro nel 2012 in occasione del Misen. La tecnica si sarebbe sofisticata in occasione delle fiere del 2015 e del 2016 (in tutto quattro giornate di Misen e due di Carp Show): Zanardi e Arlotti, con il supporto di Angelo Rollo e della sua società, avrebbero proceduto a una doppia emissione di ticket ‘nuovi’ ma ritenuti contraffatti, in modo da eludere la rendicontazione Siae, nonché la contabilità della Fiera (qui era contestato anche il reato di contraffazione di pubblici sigilli). Una contestazione, questa, su cui è stato disposto il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.

Stando alle accuse iniziali, poi ‘ribaltate’ dalla sentenza, Zanardi e Arlotti erano stati poi gli artefici di un raggiro ai danni di un’assicurazione per aver pompato i danni subiti dall’Ente Fiera in occasione di un colpo con esplosione al bancomat della CariCento, avvenuto il 12 gennaio 2015 così da ottenere un indennizzo assicurativo oltre quattro volte il danno reale. Anche in questo caso era stato disposto il non luogo a procedere dopo che la compagnia assicuratrice che era stata raggirata, a seguito del risarcimento dei danni, ha rimesso la querela.

Le indagini erano iniziate con la denuncia di Scavuzzo agli inquirenti. Era stato lui a far partire con un esposto le indagini di carabinieri, guardia di finanza e Procura, in cui denunciava di aver dovuto pagare mazzette pari al 20% degli incassi per l’esclusiva negli allestimenti in Fiera, ma era stato – a sua volta – accusato.

Il gup del tribunale di Ferrara aveva però finito per assolvere tutti gli imputati.

 

 

 

 

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