La capra sulla rupe
9 Aprile 2024

Anatomia di un manifesto

di Alessandro Chiarelli | 2 min

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Il manifesto del Pd per Anselmo avrebbe lo scopo di seducere, nel senso etimologico di condurre a sé (se-ducere), e quindi convincere chi lo guarda della bontà della proposta politica, dell’affidabilità del candidato, della sua trasparenza, della sua riconoscibilità e competenza.

Facciamo un passo indietro.

Il solito psicodramma interno del Pd ha partorito la scelta di Anselmo. Calafà? Neanche a parlarne, non la conosce nessuno. Candidati interni? Ma figurarsi, il partito non esprime niente di presentabile, per cui serve un esterno. Fare le primarie? Macché primarie. Il congresso interno ha dovuto addirittura votare per un candidato unico, perché non era il momento di dividersi, hanno detto dalla regione quelli che di politica ne capiscono.

E ora, che il candidato plebiscitario è stato individuato nell’avvocato Anselmo, esce il manifesto col quale il Pd lo sostiene.

Allora guardi questa immagine, virata in una tonalità in cui, tutto – tutto quello che si vede – è ammantato di una patina rossastra che ricorda il sangue arterioso.

Sembra di essere in camera oscura.

Se in questo manifesto cerchi una qualsiasi luce non la trovi. La monocromia oscura ogni possibile vibrazione di colore e il volto del candidato si omologa allo sfondo, perdendosi, sciogliendosi nell’indistinto di un illeggibile magma rossastro.

L’impatto è respingente, persino fastidioso. Un’immagine inquietante.

A fianco del candidato, il simbolo del Pd emerge colorato, persino più grande del volto del papa straniero che hanno impalmato, e alla fine le due lettere P e D, sono l’unica, debole luce di tutto il manifesto.

Pavidi, insicuri, alla disperata ricerca di un papa straniero ma incapaci di sostenerlo davvero, ecco la cifra di un partito impossibilitato a vincere, ostaggio di una pulsione autodistruttiva che ogni volta si sublima nel sacrificio umano di chi accetta di rappresentarne i valori.

Non hanno avuto il coraggio di metterci la loro faccia sul manifesto, ma la generosità di dare luce a chi porta la loro bandiera, non c’è.

Ci vediamo tra altri cinque anni.

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