Tornerà nuovamente in aula il processo alla mafia nigeriana e lo farà a settembre quando, davanti alla Corte d’Appello di Bologna, sfileranno i ‘pezzi grossi’ dell’inchiesta che aveva inchiodato il clan malavitoso dei Vikings/Arobaga, i cui esponenti erano stati condannati a oltre 230 anni di carcere lo scorso giugno.
I loro avvocati difensori infatti, dopo aver studiato le motivazioni della sentenza di primo grado, hanno deciso di fare ricorso e il tribunale felsineo ha già fissato per il 20 settembre la data della prima udienza. Poi, considerato il numero elevato degli imputati e la complessità del procedimento, sono già state calendarizzate altre due udienze: una il 25 e l’altra il 27, sempre a settembre.
A giudizio ci saranno nuovamente personaggi come Emmanuel Okenwa, già conosciuto come dj Boogye, figura di vertice del clan, e i boss Anthony Lucky Odianose detto Ubeba, Albert Emmanuel alias Ratty e Abubakar Shaka soprannominato Chako. Con loro ci saranno anche tutta una serie di affiliati, alcuni già tristemente noti alle cronache locali cittadine per l’agguato a colpi di machete di via Olimpia Morata, uno dei principali episodi violenti su cui si sono poi soffermate le indagini della Procura di Ferrara e degli uomini della polizia di Stato.
Nelle 288 pagine di motivazioni con cui il tribunale di Ferrara spiegava le maxi-condanne ai diciassette imputati, il collegio parlava di una “solida organizzazione” con ruoli gerarchicamente ripartiti, caratterizzata da “una rigorosa obbedienza” a principi e direttive impartite dai vertici del gruppo col rischio di incorrere in sanzioni, anche corporali e pecuniarie, per gli affiliati disobbedienti e irrispettosi. Nello specifico, “la spietatezza e la crudeltà” degli affiliati al clan erano tali da provocare “una forte carica intimidatoria non solo nella comunità nigeriana, ma anche in quella ferrarese“. L’obiettivo delle azioni messe in atto dai Vikings/Arobaga, a tal proposito, era quasi sempre quello di determinare “indiscriminatamente terrore e omertà nella popolazione che, di sovente, non denunciava gli abusi subiti per il timore di ritorsioni da parte dell’aggregazione criminale”.
Dopo la sentenza, alcuni avvocati avevano già preannunciato la loro volontà di fare ricorso in appello. Tra loro Laura Ferraboschi, legale difensore di dj Boogye, che aveva parlato di una sentenza che era “espressione del popolo, più che una sentenza basata sulla giustizia. Una sentenza emotiva, non tecnica o giuridica”.
Nel processo d’appello, così come in quello di primo grado, saranno parti civili il Comune di Ferrara e una donna nigeriana vittima del clan.
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