La capra sulla rupe
30 Marzo 2024

Siamo fritti

di Alessandro Chiarelli | 2 min

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Il festival che celebra Bud Spencer e Terence Hill può anche essere una occasione divertente, per noi boomer. Ero bambino quando Bud Spencer tirava schiaffoni e ribaltava i brutti ceffi dietro i banconi dei saloon. Andavo al cinema con mamma e quando Terence Hill mangiava fagioli, ruttando come un tuono, lei scuoteva la testa; non si capacitava della piega che i costumi stavano prendendo.

Cosa possano capire i giovani di un festival del genere non saprei dire.

Il punto, a mio avviso, che muove l’ennesima polemica sulla qualità dell’offerta culturale che la città produce, è questa sempiterna atmosfera da strapaese che ammanta ogni evento organizzato dal Comune.

È come se il durissimo contrappasso da pagare alle (vere o presunte) velleità culturali del passato, fosse una costante regressione alla cultura da bar dello sport.

La distruzione dell’immagine culturale della città su cui tanto avevano investito le giunte precedenti, sembra pianificata a tavolino.

Sembra che si agisca per radere al suolo l’odiata cultura elitaria di sinistra a colpi di friggitrici, luna park perenni e festival della birra, dove magari ci aggiungi il lavaggio sexy dei trattori da parte di discinte signorine.

La città avrebbe risorse e strumenti per eventi di tutti i tipi, sia popolari che più complessi, ma è evidente che tutto ciò che sa di riflessione, elaborazione, approfondimento culturale viene additato come nemico della rivoluzione leghista.

E i nemici della rivoluzione hanno imparato sulla loro pelle cosa significa mettersi di traverso.

Ma se da un lato l’offerta culturale sembra voler riscrivere l’identità culturale della città riducendola ad un paese di allegri bifolchi, dall’altro questa amministrazione dimostra di avere una paura terribile del futuro.

Lo si vede in ogni scelta, politica, economica, e culturale.

La rivoluzione leghista tale non è. Non è nemmeno restaurazione perché non hanno nemmeno i valori della destra storica da difendere, valori che non conoscono e non attuano.

Hanno un potere da conservare, hanno paura di perderlo e hanno il terrore del futuro.

Gli artisti e gli intrattenimenti che scelgono sono un costante revival. Niente che sia nuovo trova il minimo spazio.

I Pooh, Amii Stewart, Bud Spencer, le giostre, i cosplay, le bancarelle di zucchero filato, la birra a fiumi; come che il tempo si sia fermato agli anni 80.

Il mondo viaggia a velocità immensa, c’è l’intelligenza artificiale che incombe, c’è una contemporaneità da interpretare in tutta la sua complessità, ma Ferrara affonda sempre più nella sua bolla.

Come si diceva negli anni ’80… siamo fritti.

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