Copparo
28 Marzo 2024
A riferirlo è Marco Falciano, presidente dell'associazione di tutela ambientale Upe - Unione Pescatori Estensi, dopo aver ricevuto la segnalazione da un pescatore sportivo

Canale Naviglio inquinato dagli scarichi fognari

di Redazione | 2 min

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Copparo. “Un evidente fenomeno di inquinamento delle acque superficiali ai danni del canale Naviglio”. Lo riferisce Marco Falciano, presidente dell’associazione di tutela ambientale Upe – Unione Pescatori Estensi, dopo aver ricevuto la segnalazione con relative foto della situazione nel canale di irrigazione (nel comune di Copparo) da un pescatore sportivo.

“Altri residenti – riferisce ancora Falciano – hanno confermato che intorno alle 7.15 del mattino la schiuma, molto più consistente rispetto a quella visibile nelle fotografie, veniva trasportata dal vento e arrivava addirittura sino in strada”.

“Sono anni che, come associazione di tutela ambientale attenta alla salubrità delle acque, segnaliamo gli scarichi irregolari della rete fognaria del comune di Copparo – spiega Falciano – ma, ad oggi, gli enti di controllo non sono riusciti ancora a risolvere il problema. Poiché ad ogni pioggia, anche non intensa come quella di martedì, segue troppo spesso l’inquinamento del canale Naviglio, proprio nei pressi del centro abitato, si può ipotizzare che il motivo sia da ricondurre al sottodimensionamento della rete fognaria o, al limite, al dilavamento dei piazzali di qualche azienda che non esegue le pulizie dovute. Come associazione di tutela ambientale rivolgiamo un appello ad Arpae e al Comune di Copparo affinchè realizzino una seria indagine volta a identificare la causa e il responsabile di tale fenomeno inquinante, che non può continuare ad essere tacitamente tollerato. Chiediamo, inoltre, di svolgere campionamenti e analisi, che troppo spesso non vengono realizzati dagli enti di controllo, per rilevare l’eventuale superamento dei limiti tabellari previsti dal Testo Unico dell’Ambiente per gli scarichi diretti in acque superficiali, che è l’unico modo per determinare l’entità del danno ambientale causato al canale che, si ricorda, non è né una mera condotta per scolare le acque verso il mare, né una fogna a cielo aperto, bensì un habitat ricco di biodiversità che va tutelato, mediante l’applicazione del principio “chi inquina paga”. Sino ad oggi l’artefice dell’inquinamento è rimasto impunito e a pagarne il prezzo è sempre l’ambiente, oltre che i cittadini con la propria salute”.
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