Portomaggiore
26 Marzo 2024
Inflitta una pena di un anno e due mesi all'ex sindaco di Portomaggiore. L'avvocato Fabio Anselmo: "Sentenza politica. Ovvio e scontato il ricorso in Cassazione"

Incendio al poligono. La Corte d’Appello ha condannato Nicola Minarelli

di Davide Soattin | 4 min

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La Corte d’Appello di Bologna ha condannato alla pena complessiva di 1 anno e 2 mesi – con la condizionale – l’ex sindaco Nicola Minarelli, imputato con l’accusa di omicidio colposo plurimo per l’incendio al poligono di Portomaggiore.

La sentenza è arrivata ieri, lunedì 25 marzo, dopo che la Procura Generale aveva chiesto la condanna a un anno e mezzo di reclusione.

Nella tragedia, avvenuta il 10 gennaio 2016, persero la vita tre persone: Lorenzo Chiccoli, 73 anni, Maurizio Neri, 66 anni di Masi Torello e Paolo Masieri, 47 anni, di Portomaggiore.

All’ex primo cittadino la Procura contestava l’omicidio colposo plurimo e l’incendio colposo per l’esplosione del poligono. Nello specifico, l’accusa mossa al sindaco era quella di aver tollerato o non impedito la gestione del poligono, al quale mancava la licenza.

La vicenda è approdata davanti ai giudici felsinei dopo che la Procura di Ferrara aveva deciso di impugnare la sentenza del tribunale di via Borgo Leoni con cui il giudice Giulia Caucci, il 13 gennaio dello scorso anno, aveva assolto con formula piena Minarelli, nonostante la pm Ombretta Volta ne avesse chiesto la condanna a due anni e mezzo.

La Corte d’Appello di Bologna ha quindi riformato la sentenza di primo grado, condannandolo a 6 mesi per il reato di omicidio colposo e 8 mesi per incendio colposo, oltre che al risarcimento del danno, in solido col Ministero dell’Interno, a favore delle parti civili.

Al termine dell’udienza, l’avvocato Fabio Anselmo – difensore di Minarelli – ha commentato così la decisione della Corte: “Lo Stato non può rimanere latente di fronte all’esercizio di un’attività pericolosa. Questo è il motivo per cui Nicola Minarelli è stato condannato. Non discuto oggi il valore di questa condanna che per me ha il sapore politico. Non nel senso di appartenenza a questo o quello schieramento ma nel senso di voler individuare nel sindaco l’elemento cui attribuire la responsabilità penale. Non era certo quella la parte di Stato che avrebbe dovuto essere chiamata a rispondere. Illuminanti sono state le deposizioni rese in udienze da personale di Prefettura e Questura, prefetto e questore compresi. Attendiamo le motivazioni del ragionamento decisorio della Corte”.

Anselmo promette battaglio davanti all’ultimo grado di giudizio: “Credo ovvio e scontato il ricorso per Cassazione cui approderemo con un contrasto tra sentenze opposte. Una, quella del Tribunale di Ferrara, pronunciata dopo dieci udienze di istruttoria interamente dedicate, 34 testimoni, due consulenti della Procura, due consulenti giuridici, oltre che il confronto tra consulenti giuridici e il lungo esame reso dall’imputato, nonché dopo l’acquisizione di tutti gli atti e documenti di indagine. L’altra dopo sole quattro ore di discussione senza nemmeno rinnovare l’istruttoria. Mi dispiace molto per Nicola Minarelli che continuo a ritenere innocente ma, per avere giustizia, dovrà avere pazienza. Sono certo che arriverà“.

Soddisfazione invece nelle parole degli avvocati Marcello Rambaldi e Simone Trombetti, legali di parte civile rispettivamente per la famiglia di Lorenzo Chiccoli e Unicredit, proprietaria dell’immobile: “La Corte d’Appello ha evidentemente accolto le critiche che le parti civili e la Procura della Repubblica avevano mosso alla decisione del tribunale di Ferrara. Siamo molto soddisfatti della sentenza in attesa di conoscerne la motivazione”.

Stesso stato d’animo anche per Samuele Neri, avvocato di professione e figlio di una delle vittime, che nel procedimento era assistito dall’avvocato Alberto Balboni: “Quale figlio di una delle vittime ed avvocato di professione, sebbene a distanza di molti anni dall’evento, non posso non apprezzare un verdetto il quale, indipendentemente dalle sue motivazioni, stabilisce una precisa responsabilità a fronte di una sconcertante inattività – perché, in vero, poco sarebbe bastato e quasi nulla è stato fatto – in capo a chi ben poteva e doveva adoperarsi“.

“C’è soddisfazione – commenta l’avvocato Giacomo Forlani che, assieme alla collega Irene Costantino, assiste i proprietari della casa confinante al poligono in cui avvenne l’incendio -, perché è stata ribaltata la sentenza iniziale e sono state accolte le tesi collegate ai motivi dell’appello soprattutto quella sull’obbligo di garanzia“.

Le motivazioni della sentenza sono fissate entro 90 giorni.

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